19 aprile 2024
Aggiornato 10:30

Di Landro: la bomba? Una decisione collegiale dei clan

Lo dice ad Apcom il Procuratore generale della Repubblica di Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA - L'ordigno scoppiato ieri all'alba contro la procura generale di Reggio Calabria non può essere il frutto di un solo clan, ma della decisione collegiale di tutte le 'ndrine. Lo dice ad Apcom il Procuratore generale della repubblica di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro.

«In Appello si sistema tutto». Era questa la convinzione delle cosche della 'ndrangheta venuta fuori in numerose dichiarazioni di pentiti ed anche in diverse intercettazioni telefoniche. Questa convinzione è sottolineata anche da Di Landro che ha dichiarato: «Forse qualcuno si era illuso che tenessimo un profilo più basso, cosa sbagliata, perché noi non ci arrendiamo mai». E invece «I criminali sono portati a pensare che nel processo d'appello le cose si sistemano, quando questo non avviene, quando anche qui si rendono conto che i processi vengono trattati con pari impegno, qualcuno può avere la tentazione di reagire».

Dall'inizio di dicembre, alla guida degli uffici giudiziari della procura generale reggina, Di Landro ha impostato il lavoro suo e quello dei suoi magistrati con il massimo rigore e controllo. In pratica chi riteneva che la Procura generale reggina fosse allo sbando è rimasto deluso.

Sulla matrice dell'attentato lo stesso Pg è chiarissimo: «le cosche tradizionali si dividono il territorio - dice Di Landro - con una capillarità impressionate, quindi sappiamo bene qual è il confine della giurisdizione tra due clan. In questo caso - però - visto che hanno colpito le istituzioni la decisione deve essere stata presa collegialmente da tutte le 'ndrine della zona».