Zaia: il federalismo non ammette dietrofront
Così si esprime il candidato del Centrodestra alla presidenza della regione Veneto
VENEZIA - Il federalismo «non ammette dietrofront». Lo afferma il ministro dell'agricoltura, Luca Zaia, in una lettera aperta a Il Gazzettino «C'e' un fatto da cui la discussione politica deve ripartire: il federalismo appunto. E' un fatto che non ammette dietrofront», afferma Zaia, candidato del Centrodestra alla presidenza della regione Veneto. «Il federalismo - afferma Zaia - è una riforma essenziale cui tutti i territori sono chiamati. Lo dico nel modo più semplice possibile utilizzando lo slogan che la Lega aveva coniato fin dall'inizio della sua avventura politica.
Federalismo significa padroni a casa propria. In questi giorni Umberto Bossi, da acuto tessitore della politica ha mandato un messaggio chiaro e forte: basta con le chiacchiere. Di questo mi occuperò nelle settimane da qui alle elezioni evitando accuratamente polemicuzze destinate ad un ristretto circolo d addetti ai lavori e risposte a rimpianti un po' retro' che non interessano a nessuno se non agli interessati». Zaia aggiunge che «se eletto, interpreterò quel voto nel solo modo possibile: il Veneto officina di una nuova politica, di una nuova amministrazione, di un nuovo patto tra eguali».
«Ho letto - sottolinea Zaia - in questi ultimi tempi delle baggianate a proposito di un presunto egoismo che nascerebbe dall'applicazione della riforma federalista. L'unica solidarietà che conosco invece è quella che nasce dalla responsabilità. Faccio solo un esempio: i dati sull'irpef di quest'anno ancora una volta segnalano la differenza tra Nord e Sud. Certo, ci sono distanze date dalla storia e da elementi oggettivi che no si possono dimenticare. Ma la questione di oggi non è più la diagnosi del male ma la terapia. Non si risolve la profonda frattura del nostro Paese con interventi a pioggia e con stipendi regalati per lavori inesistenti. Solo la logica del 'ciascuno padrone a casa sua' riempirà tutti i territori italiani di un nuovo senso di responsabilità. Non vedo francamente alternative praticabile. Ne è più immaginabile che parte consistente del reddito prodotto in alcune regioni vada a rimpinguare logiche clientelari e, qualche volta, perfino criminali. Lo ripeto: c'è una solidarietà, quella che affonda nella reciproca responsabilità».