1 agosto 2025
Aggiornato 11:30
Politica & Riforme

Dopo il monito di Napolitano, i distinguo di Bossi

Il leader della Lega auspica meno chiacchiere «contrario alla melassa buonista e a quelli che parlano e poi non fanno un bel nulla»

ROMA - Ha avuto molte ripercussioni nel mondo politico il messaggio agli italiani del presidente della Repubblica, il monito a fare riforme condivise per economia e giustizia, ma abbassando i toni dello scontro e garantendo gli equilibri istituzionali. In linea generale un coro di approvazioni bipartisan ha accolto le parole di Giorgio Napolitano. Ieri però Umberto Bossi ha messo i suoi paletti: nel 2010 la Lega vuole le riforme, sì, ma senza «chiacchiere»: Bossi si dice contrario alla «melassa buonista» e a quelli che «parlano e poi non fanno un bel nulla».

Il programma di riforme della Lega, assicura invece, è chiaro. Il dito si punta contro l'opposizione. A proposito di riforme condivise, è il leghista Cota ad aggiungere che deve «riflettere, deve entrare nel merito senza la solita polemica strumentale».

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani la sera di San Silvestro sottolineava che «il Paese ha bisogno che Governo e Parlamento sia diano una agenda sui temi sociali a partire dal punto di vista delle nuove generazioni colpite in modo più pesante dalla crisi». Prudente considerazione mentre molte altre voci della maggioranza subito dopo il messaggio di Napolitano attaccavano le «inaudite campagne di odio», per usare le parole di Maurizio Gasparri, di cui l'opposizione sarebbe responsabile. Gasparri si augurava che sia accolto «Il rinnovato appello di Napolitano a un confronto civile». Il suo vice, Gaetano Quagliariello, auspicava che «l'attuale tregua politica non si risolva in una contingenza effimera». Una tregua che sembra ancora illusoria.