Amanda e Raffaele, ultima notte prima del verdetto
I due studenti si giocano «la vita» dopo due anni già passati dietro le sbarre
PERUGIA - Domani sera o addirittura nella notte Amanda e Raffaele sapranno se i due anni di carcere fatti sono stati solo un terribile imprevisto della loro giovane vita oppure se sono stati solo l'inizio di una pena destinata a toccare l'ergastolo per poi ridursi al massimo a tre decenni da passare dietro le sbarre. La Corte da Assise di Perugia, da domani, si riunirà per decidere su colpevolezza o innocenza, su ergastolo o libertà.
RAFFAELE: «RIDATEMI LA MIA VITA» - In ballo non c'è solo il futuro ma una intera esistenza. Non è caso che Raffaele dica «ridatemi la mia vita» e «non ho ucciso Meredith e non ero nella casa di via della Pergola». Il ragazzo pugliese ha ammesso che più della giustizia aveva confidato nel pentimento dell'assassino di Meredith: «Ogni giorno spero che il vero assassino confessi per chiudere questa storia».
AMANDA: «HO PAURA» - Nel pomeriggio del giorno che precede il verdetto, è stata la volta di Amanda: la mente dell'assassinio e la molla compressa che poi è esplosa, secondo la ricostruzione dell'accusa. La bella Amanda non ride più da diverse udienze, non si presta ai flash e telecamere e ammette di avere paura. «Non sono calma - ha affermato in aula - perchè ho paura di perdermi per cose che non ho fatto». E ancora: «Ho paura di avere una maschera da assassina forzata sulla mia pelle». E davanti alla Corte da Assise ha spiegato di «sentirsi vulnerabile».
Amanda è davanti ad un bivio importante: se libera tornerà a Seattle dove l'attendono produttori, case editrici e televisioni. Risolverà tutti i debiti di famiglia e avrà una professione. Non metterà più piede in Italia. Se condannata: il suo italiano diventerà sempre più fluido anno dopo anno, decennio dopo decennio, che passerà dietro le sbarre.