2 maggio 2024
Aggiornato 23:30
Discorso dopo parole premier: «Nulla abbatte governo con fiducia»

Napolitano: stop a scontro tra giudici e politica

Napolitano: la magistratura svolga rigorosamente le proprie funzioni. «Riforma per portare equilibrio»

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia, in quindici righe, un appello che nella formula espressamente scelta, tanto simile a quella «a reti unificate», assomiglia a certi messaggi al Paese scritti nei momenti gravi, salienti. E questo momento, per il capo dello Stato, lo è eccome. Il senso dell'intervento del presidente è chiaro, al di là di tutte le interpretazioni politiche: basta con lo scontro tra istituzioni con compiti diversi, basta con la «drammatizzazione» e l'esasperazione delle tensioni tra politica e toghe, più «autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche».

L'idea di intervenire matura al Colle dopo le dichiarazioni di ieri del premier Silvio Berlusconi che lamenta una «persecuzione giudiziaria», paventa un complotto contro il suo governo, arriva addirittura a parlare - frase poi smentita dall'ufficio stampa di Palazzo Chigi - di «guerra civile». Tutto questo è fonte di preoccupazione per il Quirinale come lo sono - e Napolitano lo ha sempre sostenuto - tentativi di spettacolarizzazione della giustizia e toghe che vanno oltre i loro compiti giurisdizionali.

FERMARE LA SPIRALE - Da queste considerazioni nasce il discorso di ieri che Napolitano legge ai giornalisti convocandoli, dopo un'udienza in Quirinale, nella Sala di Rappresentanza del Colle. Il presidente premette «di sentire il bisogno di dire qualcosa in questo particolare momento» e centra l'intero incipit del suo ragionamento sulla necessità di «fermare la spirale di una crescente drammatizzazione delle polemiche e delle tensioni non solo tra parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali». Tutto questo nell'interesse del Paese.

GOVERNO E MAGGIORANZA - Poi quella che è una risposta ai timori di Berlusconi: «Nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento», un governo che ha ottenuto il consenso dei cittadini-elettori e che «poggi sulla coesione della coalizione». Quindi l'invito perchè «da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche»: nella lettura del Colle vale, certo, per le toghe che devono attenersi «rigorosamente» alle loro funzioni ma anche per chi ricopre incarichi pubblici. Infine l'invito a fare una riforma della giustizia in Parlamento, con un clima costruttivo, per «definire corretti equilibri tra politica e giustizia».

LE REAZIONI - «C'è piena condivisione, è un messaggio che va letto e apprezzato nella sua totalità» ha poi commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Le parole di Napolitano mi sembrano sagge e opportune» ha invece detto il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano.

ANM: NO ALLE AGGRESSIONI - Il richiamo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché chi esercita funzioni giurisdizionali si attenga «rigorosamente» ai suoi compiti è un appello nel quale «ogni magistrato si deve riconoscere», ma al tempo stesso «i magistrati chiedono di non essere aggrediti».
Così il presidente dell'Anm, Luca Palamara, risponde, al termine dell'incontro alla Camera con Gianfranco Fini, a una domanda dei giornalisti sull'appello rivolto oggi dal capo dello Stato alle toghe.

BOSSI E BERSANI - L’appello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a non drammatizzare lo scontro fra istituzioni e a un maggiore autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche è condiviso da Umberto Bossi. Il leader della Lega nord, fermato da due cronisti mentre lascia la Camera, risponde «sì, bisogna stare un po’ tranquilli». Secondo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dal capo dello Stato arriva «un richiamo forte ed energico al quale tutti devono corrispondere. In particolare, da ogni passaggio delle parole del Presidente, emerge ancora una volta la centralità del Parlamento. Di questo siamo consapevoli e convinti. È quella la sede nella quale deve condursi un confronto trasparente e leggibile dai cittadini tra le diverse posizioni politiche sia in termini di riforme sia per quel che riguarda le grandi scelte economiche e sociali».

DI PIETRO - Fuori dal coro Antonio Di Pietro: «Non intendo polemizzare con il Presidente della Repubblica, ma intendo riaffermare che anche in questa legislatura ci sono troppi parlamentari in conflitto di interessi con la giustizia, direttamente o indirettamente. Affidare serenamente a questo Parlamento, così composto, le riforme in materia di giustizia sarebbe come affidare a Dracula la gestione del pronto soccorso».