20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Due ore di audizione nella Giunta per le Autorizzazioni alla Camera

Cosentino si difende: c'è «fumone» persecuzione

Da Pd e Idv mozione sfiducia. Bossi a Bocchino: «Chi chiede le dimissioni di Cosentino non si è dimesso quando era indagato lui»

ROMA - Nicola Cosentino si è difeso a spada tratta per due ore in Giunta per le Autorizzazioni alla Camera contro la richiesta di arresto per concorso esterno in associazione mafiosa: lo definisce un provvedimento «intrisecamente persecutorio», si dice certo che «verrà cassato» dal Tribunale del Riesame o della Cassazione e fa sapere che lui resterà al suo posto di sottosegretario all'Economia e di candidato alla presidenza della Regione Campania, salvo decisione diversa del premier. Tuttavia, se il «no» alla richiesta di arresto da parte della Camera è praticamente scontato, la sua poltrona al governo e la sua corsa alle Regionali agitano la maggioranza.

CAPITOLO CAMPANIA - Nonostante Cosentino lo chiami in causa («solo Berlusconi può decidere sul mio destino personale ma anche su quello della Campania«), Silvio Berlusconi fa sapere di non volere intervenire sulla vicenda e convoca per il prossimo 26 novembre un ufficio di presidenza del Pdl che, commenta uno dei coordinatori del partito - il ministro della Difesa, Ignazio La Russa - «spero possa dare una risposta e prendere delle decisioni». Le decisioni dell'ufficio di presidenza saranno relative alla candidatura alle Regionali dell'esponente del Pdl campano.

DA AN «NOTE STONATE» - Sull'altra questione - quella della carica di sottosegretario - ci sono in campo le mozioni di sfiducia di Pd e Italia dei Valori che alcuni «finiani» - vedi Fabio Granata e Italo Bocchino - non hanno escluso di poter votare: «Viene fuori l'anima meno garantista di An», attacca Cosentino al termine dell'audizione in Giunta, correggendo il tiro più tardi e parlando di «qualche nota stonata». Si dice comunque «dispiaciuto» per le parole «di Italo, che viene da quel territorio, che conosce bene me, la mia storia e la mia famiglia».

GARANTISMO A FASI ALTERNE - L'affermazione sul poco garantismo dell'ex partito di Gianfranco Fini suscita la reazione di La Russa che invita Cosentino ad «astenersi nel proseguire con i botta e risposta» mentre il vicepresidente dei deputati del Pdl ribadisce che la sua richiesta di fare un passo indietro è legata ad una questione di «opportunità politica». Interviene anche il leader della Lega, Umberto Bossi, con una dichiarazione che suona come un avvertimento a Bocchino, a sua volta raggiunto a dicembre dell'anno scorso da una richiesta di arresto (poi respinta dalla Camera) nell'ambito dell'inchiesta Global Service: il ministro delle Riforme invita «a stare attenti... Chi chiede adesso le dimissioni di Cosentino non si è dimesso quando era indagato lui... Non mi piace il garantismo a fasi alterne».

IL VOTO AL MASSIMO GIOVEDÌ - Il voto della Giunta sulla richiesta di arresto potrebbe arrivare già mercoledì prossimo, 25 novembre, «o al massimo giovedì», osserva il presidente Pierluigi Castagnetti. Il relatore Nino Lo Presti fa sapere che proporrà il no alla richiesta del Tribunale di Napoli perché «c'è un fumus persecutionis oggettivo». Tesi che non convince i componenti del Pd orientati ad accogliere la richiesta di custodia cautelare in carcere ad eccezione del radicale Maurizio Turco e del campano Bruno Cesario, assente alla seduta di oggi, che dice di non volere ancora esprimersi in merito. Per l'Idv Federico Palomba «non c'è fumus persecutionis», mentre l'Udc non ha ancora deciso come si esprimerà.

IL «FUMONE» - Contro di me «c'è un fumone di persecuzione», si difende Cosentino che sostiene di essere «mediaticamente indagato per collusioni con la camorra», ricorda di avere chiesto «da uomo delle istituzioni» di essere ascoltato dai magistrati inquirenti, i quali però hanno «ignorato» le sue istanze «oggettivamente legittime», ricorda di essere stato «reso edotto, sempre dalla stampa, quella più faziosa, della intervenuta adozione di un provvedimento di custodia cautelare che lo riguarda». Cosentino sottolinea «l'inconsistenza delle accuse, puramente dichiarative e prive di riscontro» che rendono «evidente l'approssimazione con la quale sono state svolte le indagini, per quanto mirate»: «Nessun atto acquisito dimostra che sia stato erogato un favore con la consapevolezza e la volontà di aiutare un sodalizio malavitoso e di palesare una assurda quanto indimostrata 'messa a disposizione' dei clan».