20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Delitto di Garlasco

Omicidio Poggi: per i criminologi:assassino tra amici e colleghi

Francesco Bruni: «Non è stato Alberto Stasi. Il killer non era andato a casa Poggi per uccidere, ma per parlare»

ROMA - «L'assassino di Chiara? Non è Alberto Stasi. E allora cercatelo tra i suoi ex colleghi, i suoi amici, le sue conoscenze», dice il criminologo Francesco Bruno a Gente, in edicola domani, ragionando sul possibile colpevole dell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, nel 2007.

La posizione del suo fidanzato, Alberto Stasi, l'unico imputato, è stata alleggerita dalle superperizie richieste dal giudice Stefano Vitelli. «Chi ha ucciso la ragazza faceva parte della sua cerchia di conoscenze, ma con questo non voglio dire che avesse una doppia vita. Semplicemente l'assassino provava qualcosa per lei, e questo sentimento si è rivelato nella sua intensità proprio la mattina dell'omicidio», spiega la criminologa Roberta Bruzzone.

Ma nell'ultimo posto di lavoro della giovane, la Computer Sharing di Milano, nessuno vuole parlare: «Chiara? Certo che me la ricordo, ha lavorato qui più di un anno. Una ragazza solare, sorridente. Vede non si può mai sapere cosa succede...», si lascia scappare la portinaia. «La perizia super partes - continua Bruno - è un parere autorevole che non lascia più spazio all`accusa. Quelli che sono sempre stati considerati indizi, come il sangue sui pedali della bicicletta, le scarpe di Stasi completamente pulite, vengono liquidati in maniera esemplare». Chi ha ucciso Chiara Poggi? E perché? «Qualcuno che la frequentava - dice la Bruzzone - legato alla vittima anche solo da una relazione fantastica, che esisteva nella sua mente».

Eppure in questo senso indagarono a lungo i carabinieri e non emerse nulla né dalla Computer Sharing nè dalla Asm di Pavia, l`Azienda servizi municipali, dove Chiara aveva fatto uno stage.

«Il killer non era andato a casa Poggi per uccidere, ma per parlare. L`aggressione in due tempi, come ha stabilito la super perizia medico legale, indica che a un certo punto si è scatenata una rabbia sconvolgente. Forse a causa del rifiuto della ragazza». Dunque non può essere stata una donna? «L`entità delle ferite indica una certa forza», dice Bruzzone. Anche per questo le indagini si erano focalizzate subito su Alberto. Spinte tra l`altro dall`apparente freddezza del ragazzo. «Stasi è così per carattere - continua la criminologa, - è un ragazzo razionale e dalle reazioni controllate. La telefonata ai carabinieri, così apparentemente fredda, potrebbe indicare che Alberto aveva perso lucidità, sotto choc ha fatto quella chiamata che mai si sarebbe aspettato di dover fare». E poi il movente. «Non esiste - dice Bruno - Davvero vogliamo credere che nel 2007, in Italia, un ragazzo uccida la fidanzata perché lei ha scoperto che lui frequentava in Internet siti pornografici?».