29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Il successore alla direzione di «Avvenire» verrà scelto «con calma»

CEI: dopo-Boffo parte da biotestamento e «questione meridionale»

Dopo incontro Papa-premier Crociata guarda a futuro Chiesa-Stato

ROMA - Il successore di Dino Boffo alla direzione di Avvenire verrà scelto «con calma». E senza affanno, ma con determinazione, i vescovi italiani si sono messi a ricucire lo strappo creato dagli attacchi del Giornale al direttore del quotidiano dei vescovi. E' stato il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, a disegnare il futuro dei rapporti tra l'establishment cattolico e la maggioranza di Governo. Un panorama - quello illustrato dal presule nella conferenza stampa conclusiva del recente Consiglio permanente Cei - senza asprezze, nel quale, però, l'episcopato non rinuncia a formulare indicazioni chiare su alcuni temi, a partire dal testamento biologico e dalla 'questione meridionale'.

Rapporti sereni con il Governo - Che tra il Governo e la Santa Sede i rapporti siano tornati sereni lo ha dimostrato, plasticamente, il cordiale, seppure breve colloquio tra il Papa e il premier Silvio Berlusconi all'aeroporto di Ciampino. Tra le due sponde del Tevere, in realtà, le relazioni non sono mai state realmente in crisi. Fedeli alla linea 'lealista' del cardinal Bertone, gli uffici della Segreteria di Stato vaticana hanno archiviato velocemente le polemiche con Palazzo Chigi, puntando a ricostruire il prima possibile un clima di collaborazione. Tra i vescovi italiani, però, l'affaire Boffo aveva lasciato qualche strascico. E se il cardinal Bagnasco, aprendo i lavori del 'parlamentino' dei vescovi, aveva assicurato che la Chiesa non ha «nemici» senza rinunciare, però, a ricordare che gli attacchi a Boffo avevano colpito tutta la Chiesa, ora i vescovi guardano avanti.

Monsignor Crociata: «Non sono un Segretario di partito» - Monsignor Crociata affronta i giornalisti con parole misurate e argomenti concreti. All'ennesima domanda su questioni politiche, si schermisce: «Non sono un segretario di partito, solo il segretario della Cei...». Non entra nel merito della proposta di legge bipartisan sulla cittadinanza degli immigrati, e si limita a ricordare che «l'attenzione alle esigenze di integrazione è imprescindibile». Evita di analizzare le prospettive del 'grande centro', e, con una punta di distacco, sostiene che gli italiani e i loro rappresentanti decidono le forme che ritengono più opportune per formare i governi».

Crociata è più netto sulla bioetica. Torna a esprimere preoccupazioni sulla pillola abortiva Ru486. Ribadisce che il testo approvato dal Senato sul testamento biologico è «un punto di equilibrio significativo», chiede una legge che «prevenga l'arbitrio» e poi, sfumando un po' rispetto ai toni del cardinal Bagnasco, conferma che i vescovi vogliono una «soluzione condivisa».

La «Questione meridionale» - Ma è sul Mezzogiorno che Crociata, ex vescovo di Noto, insiste di più. Dopo un'estate di intemperanze verbali della Lega sui dialetti e le gabbie salariali, le bandiere e l'inno nazionale, conclusa con due incontri di Bossi con Bagnasco e con Bertone, il numero due della Cei ricorda il prossimo anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia e sostiene che la riforma federalista va «contemperata» da altre «esigenze», quali la «unità» del paese. Se nei mesi scorsi la Cei ha battuto molto sul tasto della povertà e della crisi economica, arrivando a lanciare un fondo di garanzia, insieme all'Abi, per le famiglie in difficoltà, ora si concentra sulla zona maggiormente a rischio (e dove il cattolicesimo popolare è più radicato).

«E' necessario che il mezzogiorno cresca e il paese si faccia carico della parte più debole, con la consapevolezza che se una parte resta indietro diventa un peso per l'intero paese», scandisce Crociata. Che poi elenca alcuni problemi del Sud Italia, «dai gravi problemi legati ad un fenomeno come quello della disoccupazione, soprattutto giovanile, ad altri problemi che riguardano l'esercizio delle responsabilità pubbliche, ad esempio degli amministratori delle Regioni o degli enti locali, fino alla promozione del senso civico».

Da qui, l'esigenza di affrontare una «esigenza educativa» del Meridione per la quale la Chiesa sarà protagonista. Di qui la decisione di «tornare a parlare di questione meridionale» a venti anni dal documento 'Chiesa italiana e Mezzogiorno', con un nuovo documento la cui bozza è stata esaminata dall'ultimo Consiglio episcopale permanente. Di qui la promessa che la 'questione meridionale' avrà un ruolo centrale nel futuro dei rapporti tra i vescovi e la maggioranza di Governo. A partire dalla Lega.