29 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Domani Cda RAI

Garimberti a Berlusconi: no delegittimazioni

Porta a Porta fa flpo, la polemica infuria. Vigilanza convoca Masi

ROMA - Sarà il caso Ballarò il punto nodale all'ordine del giorno del Cda Rai convocato per domattina. Questione spinosa per la discussa scelta del Dg di anticipare in prime time Porta a porta facendo slittare Ballarò a giovedì, e che oggi conta due nuovi capitoli: l'attacco di Silvio Berlusconi lanciato ieri salotto di Bruno Vespa sui «farabutti» in politica e stampa e sulla Rai che critica il Governo, e l'audience bassa, quel 13 per cento su cui l'opposizione attacca, la maggioranza si interroga e che certo non è piaciuto neanche allo stesso Premier.

Un dato su cui domani i consiglieri di opposizione daranno battaglia per le possibili conseguenze. Riunione difficile dunque per il Presidente Paolo Garimberti, che gà nei giorni scorsi aveva manifestato il suo disappunto per la gestione del caso Ballarò, e che stamani ha difeso l'azienda dopo le parole del Premier: «Gli uomini pubblici e di governo che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il Servizio Pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici», e comunque «il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l'insulto no». Riunione difficile anche per il Dg Masi, chiamato in causa su più fronti e che mercoledì prossimo sarà ascoltato dalla Commissione di Vigilanza.

Dunque, l'auditel. Ieri Porta a Porta ha registrato il 13,47 di share contro il 22,61 della fiction di Canale 5. Dato che mette in allarme in consiglieri di opposizione, pronti a discuterne domani in Consiglio. Un «flop clamoroso» per Giorgio Van Straten, prova del fatto che l'anticipo in prime time è stato sbagliato «per gli interessi dell'azienda». Parla di «flop» anche Nino Rizzo Nervo, che punta il dito sui costi della puntata «poco meno di 500 mila euro, dovuti dalla disdetta dei contratti da parte di importanti inserzionisti che avevano acquistato gli spot all'interno di 'Tutti pazzi per la tele' e di 'Ballarò' e che non hanno accettato il cambio con 'Porta a Porta' e il film 'La caduta'?».

La replica è di Antonio Marano, neo vicedirettore generale, certo che «non ci sarà alcun mancato ricavo pubblicitario», ma la posizione del consigliere non cambia. E di possibile danno aziendale parla anche l'opposizione con il capogruppo in Vigilanza Fabrizio Morri, con Massimo D'Alema che considera «già notevole» il 13 per cento «per il bollettino di regime» fatto ieri da Silvio Berlusconi, con Roberto Rao, Udc, che invita i vertici aziendali ad una «riflessione». Il Pdl minimizza («i dati di ascolto crescono e diminuiscono, il consenso per il Premier cresce», dice il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri), ma certo le attese erano assai diverse, a Palazzo Grazioli come negli uffici della direzione generale. Quanto a Vespa, interpellato, non commenta.

Mercoledì poi la questione sarà affrontata anche in Vigilanza, con l'audizione di Masi richiesta dal Pd e accettata anche dalla maggioranza a condizione di non mettere in scena «processi» e di affrontare anche le altre questioni sul tappeto, in primis le nomine per Rai tre e Tg tre. Il Presidente, Sergio Zavoli, chiede una «serena e completa valutazione dei criteri che hanno fin qui ispirato le decisioni e gli atti adottati dalla Rai», chiesto che le indicazioni della Vigilanza sia considerate «vincolanti nell'interesse della Rai».

Domani, sul tavolo del Cda, anche la chiusura del contratto per Marco Travaglio su Annozero, mentre restano fuori dall'odg le nomine mancanti per Raitre.