Animali, “operazione obelix” del corpo forestale
La LAV: «Finalmente fermata la scorretta gestione della fauna selvatica. Intervenga la corte dei conti»
NAPOLI - Gli agenti del Corpo Forestale di Napoli stanno eseguendo il sequestro preventivo dell’Azienda demaniale della Regione Campania «Cerreta Cognole» a Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno, in seguito al provvedimento emesso dal Tribunale del Riesame di Salerno.
Il sequestro riguarda una foresta di circa 824 ettari, situata all’interno della zona di massima protezione del Parco Nazionale del Cilento, utilizzata dalla Regione Campania come allevamento di fauna selvatica. Alle operazioni partecipa anche Ciro Troiano, responsabile nazionale delle Guardie Zoofile della LAV, che fin dall’inizio ha coadiuvato i forestali nelle indagini.
Il provvedimento del Tribunale del Riesame di Salerno è stato disposto a causa della violazione di disposizioni poste a tutela della salute pubblica e della sicurezza, il cui inadempimento costante e consolidato da parte dei pubblici ufficiali, responsabili della gestione dell’azienda regionale, avrebbe compromesso l’integrità dei beni a salvaguardia dei quali erano previste tali disposizioni. Omissioni da considerarsi ancora più gravi trattandosi di un’azienda pubblica.
«Finalmente è venuto il momento di fare piena luce sulla gestione, quanto meno discutibile, dell’azienda, della fauna, dei connessi ripopolamenti faunistici e della vendita a privati di animali – commenta Ciro Troiano – Chiediamo che sia investita anche la Corte dei Conti per accertare eventuali danni cagionati allo Stato o alla Regione Campania».
La LAV plaude all’operato del Corpo forestale e della Procura della Repubblica di Sala Consilina (Salerno) che hanno condotto scrupolose e attente indagini, rese ancora più delicate visto l’ambito in cui si sono svolte, ovvero la pubblica amministrazione, e il ruolo degli indagati, dirigenti e funzionari della Regione Campania.
Ai cinque indagati, dirigenti regionali e direttori dei lavori, sono stati contestati complessivamente, a titolo diverso e secondo le diverse posizioni, 35 capi d’accusa per il reato di omissione in atti d’ufficio per non aver adempiuto «agli obblighi previsti per legge, per ragioni di igiene e profilassi, imposti dalla normativa» che vanno dal non aver sottoposto alla preventiva visita veterinaria i cinghiali inviati fuori Comune, al non aver conservato l’apposito registro di somministrazione di farmaci ormonali somministrati agli animali, dalla mancata annotazione sui registri del numero degli animali presenti nell’azienda, non rendendo così possibile l’esatto monitoraggio dello stato degli animali a fini sanitari, alla surrettizia cessione di suini, alla violazione degli obblighi votati alla sicurezza pubblica.
Le indagini sull’azienda demaniale partirono all’inizio del 2007 con un sequestro di mufloni, cervi, daini e cinghiali tenuti in un agriturismo nel Nolano. Successivamente fu accertato che tali animali provenivano dall’azienda della Regione.