6 maggio 2024
Aggiornato 09:30
Le coste italiane sono gravemente inquinate

Grotta Azzurra riapre ma Paese soffre carenza depuratori

La Campania tra le regioni dove la situazione è più grave

NAPOLI - Le coste italiane sono gravemente inquinate. Mancano i depuratori, ed è ancora molto diffuso il malcostume di scaricare scarti di ogni genere in mare. Riaperta la Grotta Azzurra, a Capri, chiusa per la presenza di una presunta chiazza di schiuma maleodorante le cui acque, secondo i rilievi dell'Arpac, non presenterebbero rischi per la salute, si riaccendono quindi i riflettori sui litorali del Belpaese.

Solo il 18 agosto, appena una settimana prima che l'ingresso della grotta campana fosse chiuso ai turisti per la chiazza sospetta, due lavoratori di una ditta di espurgo pozzi neri di Castellammare di Stabia, nel napoletano, erano stati bloccati proprio mentre sversavano direttamente in mare i liquami prelevati dai pozzi neri di alberghi e abitazioni della zona. In molti, infatti, non sono collegati alla rete fognaria dell'isola. Il che vuol dire che lo scarico in mare, effettuato direttamente dalle ditte di espurgo, è una pratica ricorrente.

Il golfo di Napoli, d'altra parte, è uno dei punti dove il problema dell'inquinamento è più grave. A luglio, il malfuzionamento del depuratore di Cuma ha aggravato ulteriormente la situazione, facendo esplodere polemiche e accuse sui giornali.

Il cattivo stato delle acque rischia di compromettere anche il turismo dell'area, già colpito dalla crisi del settore su scala nazionale. Tra il territorio di Napoli, la penisola sorrentina, e le isole davanti al litorale, operano più di mille stabilimenti balneari e 800 strutture ricettive, oltre ovviamente a ristoranti e locali, per un giro d'affari intorno ai 2 miliardi di euro l'anno.

Per ammodernare i depuratori della regione, la Campania ha siglato il 28 luglio un accordo con Hydrogest, società che gestisce anche l'impianto di Cuma. L'atto stipulato rende possibile il finanziamento, da parte di Banca Intesa, di 128 milioni di euro. La Regione Campania, dal canto suo, metterà a disposizione di Hydrogest il contributo pubblico di circa 20 milioni di euro, già previsto nel contratto, per accelerare gli interventi urgenti da realizzare.

Le risorse, in particolare, serviranno per ammodernare le paratoie dell'impianto di Cuma, eliminare sabbia e oli dai depuratori, realizzare il trattamento biologico e la disidratazione fanghi. Interventi urgenti sono previsti anche sull'impianto di Acerra, Napoli Nord e Foce Regi Lagni. «Abbiamo posto le basi - promette l'assessore regionale all'Ambiente, Walter Ganapini - per risolvere in modo strutturale un'emergenza che da troppi anni attendeva soluzioni».