3 maggio 2024
Aggiornato 08:00
Zaia: «il servizio pubblico promuova delle fiction in dialetto»

La Lega attacca: Rai3 diventi regionalista. E' bufera su Zaia

Ministro rilancia anche fiction in dialetto. Pdl: «Una fesseria»

ROMA - La Lega Nord va all'attacco di Raitre definendola «un canale fortemente ideologizzato» che si dedica «al dibattito autoreferenziale della sinistra» e chiede che invece torni alla «missione per la quale era stata concepita, ovvero parlare in maniera seria e concreta delle realtà regionali». A rompere il tabù sulla rete finora rimasta fuori dal giro di nomine che hanno interessato Raiuno e Raidue e i rispettivi Tg dopo il cambio di governo, è il ministro dell'Agricoltura, il leghista Luca Zaia, che, ospite di Klauscondicio, anche l'idea che il servizio pubblico promuova delle fiction in dialetto.

«Un'autentica fesseria», lo boccia Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl. L'idea delle fiction in dialetto con sottotitoli in italiano «è da catalogare nelle boutade estive della Lega senza alcuna possibilità di applicazione». Quanto alle parole di Zaia su Raitre, Bocchino non si pronuncia e lascia cadere nel vuoto la provocazione.

Protesta invece il Pd che con Giorgio Merlo, vicepresidente della commissione Vigilanza Rai, attacca: «Il servizio pubblico non è secessionista». L'esponente dei democratici definisce poi «folkloristica» la proposta delle fiction in dialetto e aggiunge: «Zaia ricordi che non è ministro della Padania ma della Repubblica italiana».

La controreplica del ministro leghista non si fa attendere. Con un lungo comunicato Zaia ribadisce le sue convinzioni e ne ha per tutti: a Merlo suggerisce di ripassare la storia di Raitre che «che fu ceduta al Partito Comunista, in un contesto lottizzatorio e spartitorio, e mai più restituita alla sua vocazione originaria che era appunto il racconto dei territori, delle loro culture e delle loro società». Provocatorio poi chiede a Merlo «cosa ne pensa della spartizione e della lottizzazione che ancora splende su Raitre? Spartizione che ora non riguarda più, come una volta, solo il Pci ma tutto il Pd e le sue correnti...».

Gelida anche la replica all'alleato del Pdl Bocchino: «Mi duole che si sia distratto mentre leggeva le mie considerazioni. Se fosse come dice lui il mondo si sarebbe perso la grande cultura napoletana di De Filippo, quella romanesca del Belli e quella lombarda del Porta. E sarebbe stato un gran peccato».

L'esponente del Carroccio finisce poi anche nel mirino delle associazioni gay per le sue frasi sulla famiglia. «Per il ministro Zaia - attacca Franco Grillini, presidente di Gaynet - la Rai non dovrebbe parlare di gay e di coppie di fatto ma solo dei 'sani' valori del tradizionalismo familista eterosessuale.

Ma la Rai non è il megafono della maggioranza, del governo o della Lega, ma un servizio pubblico che dovrebbe informare in modo imparziale. Zaia invece vorrebbe una tv da 'Minculpop' che imponga la cultura, se così si può dire, di chi governa e che, guarda caso, coincide con il più trito clericalismo bigotto e bacchettone». Il presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, accusa: «Il ministro dell`Agricoltura ignora che in Italia vivono e pagano il canone milioni di persone omosessuali», «è fermo all'età del latifondo». La protesta delle associazioni omosessuali non fa scomporre Zaia che minimizza definendo la polemica sollevata da Grillini «una misera sfida».