19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Terremoto Abruzzo

All'Aquila in 4mila in fiaccolata per chiedere Ggiustizia

A tre mesi dal sisma, L'Aquila si riprende il «centro fantasma»

L'AQUILA - Ieri notte L'Aquila aveva spiegato lunghe ali di fuoco, nel giorno della grande fiaccolata dell'orgoglio cittadino. E' tornata con un volo silenzioso e orgoglioso nel suo centro storico, ormai città fantasma tra macerie, impalcature, e cani senza padrone. A tre mesi esatti dal sisma gli aquilani hanno potuto celebrare - grazie ai comitati civici, in particolare i giovani del 3.32 - il loro rito funebre collettivo per le 307 vittime.

Questa volta non ci sono capi di Stato o delegazioni istituzionali, ma ci sono soltanto aquilani guidati dal sindaco Massimo Cialente. Non c'è la cittadella della finanza, ma la fontana del centro storico che il popolo della fiaccolata avvolge a cerchio per un ultima preghiera. Un minuto, forse due, di silenzio: poi l'applauso che ridà voce ai monumenti spezzati nel centro.

Ma oltre al ricordo dei morti, la parola chiave per capire il senso della fiaccolata era ed è giustizia. Giustizia per una ricostruzione certa e veloce. Giustizia per scoprire se i 307 morti sono stati vittime del caso o di errori umani. Ne sono convinti, delle responsabilità degli amministratori, i genitori delle vittime della casa dello studente che ieri notte hanno aperto il corteo con i loro striscioni e negli occhi lo stesso dolore pietrificante di tre mesi fa. Ma nelle gambe la voglia di marciare verso la giustizia per onorare i figli martiri.

«Non ci può essere ricostruzione - spiega il capo delegazione dei genitori - se prima non c'è giustizia su quello che è successo tre mesi fa quando sono morte persone per incuria e per negligenza. Chi ha sbagliato deve pagare. Per il comitato i loro figli sono stati assassinati: assolvono in parte il sisma, puntando il dito sull'edilizia che risparmia in ferro, in cemento e in sicurezza. I genitori delle vittime sono stati scortati dai Vigili del fuoco in via XX Settembre per pregare, sicuramente per l'ultima volta, su quella bara di macerie che è oggi lo stabile universitario.

Nel corteo della fiaccolata mancano molti anziani - il percorso e l'orario erano proibitivi - e anche molti giovani aquilani sfollati negli alberghi della costa. Nonostante questo sono 4mila, forse 5mila a sfilare con un torcia in mano convinti che una luce può provocare un incendio della speranza.

E' stata una fiaccolata, quella di ieri notte che ha raggiunto piazza Duomo, composta, silenziosa e senza disordini. Il modello abruzzese ha contagiato, in maniera pacifica, persino le delegazioni «pericolose» dei movimenti contro la discarica di Chiaiano e dei «No Dal Molin» di Luca Casarini, leader storico dei centri sociali del Nord- Est, presente ieri con una delegazione.

La fiaccolata, nonostante fosse organizzata dagli aquilani è stata praticamente blindata: agenti della polizia in divisa antisommossa hanno preceduto il corteo. Ai lati carabinieri, Guardia di finanza e molti delle forze dell'ordine in borghese a riprendere con telecamere i manifestanti. Persino un elicottero a sorvegliare dall'alto. E' il clima da G8 che si vive da ieri mattina nella città delle tendopoli.

Contro la gestione Bertolaso-Berlusconi si è alzato soltanto un lungo applauso quando ha preso parola il rappresentante del movimento «No Dal Molin»: «E' una vergogna usare L'Aquila e gli aquilani per farne una vetrina per il vertice internazionale».