28 agosto 2025
Aggiornato 12:00
TERREMOTI

Boschi: «Nel reatino nuova faglia ma nessun allarmismo»

«Zona è altamente sismica. Niente a che fare con sciame a L'Aquila»

ROMA - Un'altra faglia sismica si è attivata in questi giorni sul territorio italiano. Lo testimoniano le scosse registrate nel reatino, ai confini con la provincia dell'Aquila, di magnitudo compresa tra il 3.4 e il 2 sulla scala Richter. «Tuttavia, queste scosse - spiega ad Apcom il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi - non hanno niente a che vedere con la faglia aquilana. Altre strutture, a noi ben note e da sempre monitorate, risultano coinvolte. Quella attiva fa parte di una diversa zona di faglia e i terremoti di queste ore rientrano nel quadro della sismicità della zona che, ricordo, è classificata ufficialmente come area a massimo rischio e una delle più sismiche in Italia».

«Ma non c'è nulla da drammatizzare in questo - precisa subito il presidente Boschi -. Non siamo particolarmente allarmati per queste nuove scosse tra L'Aquila e Rieti, perché non devono assolutamente essere considerate come foriere di possibili scosse devastanti per il territorio». Lo sciame sismico nell'aquilano sta evolvendo normalmente dal 6 aprile in avanti e la nuova zona attivatasi è paragonabile alle altre come quelle della Sicilia, della zona del Sannio Matese, della Calabria, dove continuamente si registrano scosse di terremoto. In un anno, ricorda il presidente Ingv, si registrano in media - escludendo ora quelle dell'aquilano - ottomila scosse.

«Un terremoto - aggiunge Boschi - di per sé non è pericoloso ma è un fenomeno naturale. L'unica cosa da fare è verificare bene la tenuta degli edifici e delle abitazioni per vedere se sono all'altezza di sopportare un terremoto. Ma questo - tiene a sottolineare il presidente - rientra nelle competenze specifiche delle Regioni e non nelle nostre».

«Noi studiosi - prosegue Boschi - possiamo dire, come abbiamo sempre ribadito, che esistono zone dove si possono verificare forti terremoti ma non sappiamo dire quando. Ma, in ogni caso, non c'è da allarmarsi».