28 agosto 2025
Aggiornato 05:30

Bagnasco: Ok correzioni Ddl sicurezza, ma restano ambiguità

«Sì libertà vivere con dignità in proprio Paese, anche di emigrare»

Città del Vaticano - I vescovi italiani apprezzano «alcune significative correzioni» del disegno di legge sulla sicurezza che la Camera dei deputati ha approvato rispetto al primo testo uscito dal Senato ma ritengono che ci siano ancora «punti di ambiguità». A esprimere la posizione della Cei è il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi, nel suo intervento di apertura alla 59esima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, da oggi fino a venerdì in Vaticano.

IMMIGRAZIONE - «Nell'ultimo periodo - dice Bagnasco in un paragrafo molto ampio della sua relazione dedicato al tema dell'immigrazione e della sicurezza - si è parlato molto di immigrazione. In primo luogo a causa del disegno di legge sulla sicurezza che la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura, dopo alcune significative correzioni che peraltro non hanno superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo che sono tra le modalità - non la più ricorrente ma certo una delle più pericolose - di ingresso irregolare nel nostro Paese. Ad essi - prosegue il numero uno dei vescovi - le nostre Autorità hanno infine risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi. Se la sovrapposizione con la campagna elettorale non ha sempre assicurato l'obiettività necessaria ad un utile confronto, non può sfuggire il criterio fondamentale con cui valutare questi episodi, al di là delle contingenze legate allo spirito polemico o alla stagione politica. Ossia il valore incomprimibile di ogni vita umana, la sua dignità, i suoi diritti inalienabili».

LEGALITA' - «Accanto a questo valore dirimente - ribadisce - ce ne sono altri, come la legalità, l'affrancamento dai trafficanti, la salvaguardia del diritto di asilo, la sicurezza dei cittadini, la libertà per tutti di vivere dignitosamente nel proprio Paese, ma anche la libertà di emigrare per migliorare le proprie condizioni da contemperare naturalmente con le possibilità d'accoglienza dei singoli Paesi, o magari solo per arricchirsi culturalmente. Motivo per cui il singolo provvedimento finisce con l'essere fatalmente inadeguato - conclude Bagnasco - se non lo si può collocare in una strategia più ampia e articolata che una nazione come l'Italia deve darsi a fronte di un fenomeno epocale come la migrazione di intere popolazioni. La geografia infatti ha connesso un elemento - per così dire - vocazionale, un'indole che connota il Paese in rapporto alla sua collocazione storico-ambientale».