28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
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Napolitano in Sicilia chiede buona politica e riscatto dal basso

Da Palermo a Racalmuto per difendere legalità e puntare sviluppo

Racalmuto (Ag) - Dall'aula bunker di Palermo alla tomba di Leonardo Sciascia a Racalmuto, dai luoghi simbolo dell'attacco della mafia allo Stato - Capaci e via d'Amelio - alle terre del Belice rinate dopo il terremoto del 1968 ma non ancora pienamente ricostruite. In tre giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha toccato quasi tutta la Sicilia: ascolta il dolore mai rassegnato dei familiari delle vittime della mafia, gli slogan di libertà e giustizia dei ragazzi della `nave della legalità', salpata tre giorni fa da Napoli per Palermo, le preoccupazioni dei 21 sindaci del Belice per la ricostruzione incompleta, l'appello del governatore Raffaele Lombardo perché l'esecutivo sblocchi i Fas, i fondi per le aree sottoutilizzate. Più volte il capo dello Stato non riesce a trattenere l'emozione che gli incrina la voce, quando parla di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino come di «eroi ed esempi morali per tutta l'Italia», quando pensa ai terremotati dell'Abruzzo che hanno accettato la sfida della rinascita, quando ricorda, prima di rientrare a Roma, l'amico e `collega' di Parlamento Leonardo Sciascia «testimonianza viva della Sicilia della ragione e della cultura».

All'oscuramento della ragione si riferiva il grande scrittore, scomparso vent'anni fa, quando parlava della sua terra: «Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo - si legge nella lapide posta all'ingresso della cittadina - spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione». E proprio per questo paese Napolitano ha voluto sfilare oggi, nonostante il caldo torrido, al termine della sua visita alla Fondazione dedicata allo scrittore «grande voce e coscienza civile dell'Italia». Un bagno di folla per il presidente, molti applausi e le parole sferzanti del sindaco, Salvatore Petrotto dell'Idv, che lo ha ringraziato per «i suoi richiami a coloro che sono in preda a una certa insensatezza derivante da lassismo etico».

MOBILITAZIONE CIVILE - Sull'urgenza di buona politica e sulla mobilitazione civile necessaria per vincere la mafia e per assicurare sviluppo alla Sicilia Napolitano ha insistito più volte durante il suo tour nell'isola. Ai giovani di piazza della Magione ha raccomandato di non dimenticare mai che «la mafia non solo si combatte ma si può vincere», ai magistrati e alle forze dell'ordine ha chiesto di continuare nella loro azione di repressione che però da sola non basta: è indispensabile un moto di riscatto delle coscienze, un'azione che venga dal basso. Perfino nella ricostruzione dopo il terremoto del Belice il presidente coglie i frutti positivi delle iniziative lanciate dai sindaci capaci, come a Gibellina, di chiamare a raccolta i migliori artisti contemporanei per dare, gratuitamente, un contributo di fantasia e di creatività per la nuova città. Non crede il capo dello Stato nelle soluzioni `calate dall'alto' ma nella società civile che si rende partecipe e protagonista in un quadro di regole rispettate.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Certo 'in alto' le cose devono funzionare bene. Ecco allora l'appello alla «politica di qualità», alla «trasparenza ed efficienza» nelle pubbliche amministrazioni senza le quali ogni azione e ogni fondo elargito dallo Stato rischia di cadere in un pozzo senza fondo. Ci vogliono «fiducia nello Stato di diritto» e nelle istituzioni che per prime sono tenute a «rispettare l'equilibrio costituzionale». Un richiamo questo di sapore più ampio che ha fatto pensare a quanto Giorgio Napolitano tema un clima di scontro incessante nella politica e tra i diversi poteri dello Stato. Il suo arrivo a Palermo e la cena di venerdì sera con il governatore Lombardo è stato al centro anche di un piccolo incidente diplomatico: all'appuntamento non erano stati invitati alcuni politici locali e soprattutto il presidente del Senato Renato Schifani, in città per partecipare alla commemorazione dell'anniversario della strage di Capaci. Dopo un balletto di dichiarazioni, Lombardo da una parte e i non invitati dall'altra, una nota del Colle ha spiegato che il cerimoniale del Quirinale aveva indicato solo il desiderio del presidente di un numero ristretto di persone, senza occuparsi di chi invitare o meno. E la polemica è tornata sul terreno della politica regionale.

«Credere che il mondo non potrà mai essere diverso da come è stato ha impedito alla Sicilia di andare avanti», scriveva Sciascia e questa non può essere la sorte del Paese intero: bisogna «guardare avanti», avere «fiducia», ha ripetuto Napolitano, e soprattutto «fare ciascuno la propria parte» con «leale collaborazione».