28 marzo 2024
Aggiornato 10:30

Ok Commissione Camera: più facili matrimoni con musulmane

Non servirà nulla osta paese terzo, basterà autocertificazione

ROMA - Diventeranno più facili i matrimoni tra un italiano e una musulmana regolarmente residente nel nostro paese: per celebrare le nozze, infatti, non sarà necessario che la sposa ottenga il nulla osta dal paese di provenienza, necessario, secondo il nostro codice civile, nei casi di matrimoni con stranieri. Basterà un'autocertificazione alla quale sia allegato un documento dell'ambasciata italiana o del consolato nel paese di provenienza. La novità è stata introdotta grazie all'approvazione, in commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, di un emendamento presentato dai deputati del Pdl Manlio Contento, Souad Sbai, Jole Santelli e Carolina Lussana al ddl sicurezza.

I paesi islamici infatti non concedono il nulla osta alle donne musulmane che intendano sposare un non-musulmano. Per i principi del nostro ordinamento, questa disciplina è contraria all'ordine pubblico. Dunque proprio «in applicazione del principio secondo cui la legge straniera non è applicata se i suoi effetti sono contrari all'ordine pubblico», l'emendamento Contento approvato oggi stabilisce che «con decreto del ministero dell'Interno, di concerto col ministro degli Esteri e il ministro per le Pari opportunità, sono individuati i casi e gli Stati di provenienza per i quali il nulla osta è sostituito da una dichiarazione resa all'ufficiale dello stato civile dal cittadino regolarmente residente in Italia, nella quale si attesta l'assenza di cause ostative al matrimonio. Alla dichiarazione è allegata un'attestazione rilasciata dall'ambasciata o dal consolato dello Stato di provenienza dalla quale risulti la mancata conoscenza dei motivi che ostano alla celebrazione del matrimonio».

Per la deputata musulmana del Pdl Sbai l'emendamento approvato mette fine a una norma «discriminatoria nei confronti delle donne musulmane: i paesi islamici prima di concedere il nulla osta chiedono la conversione all'Islam del coniuge. Addirittura la Tunisia pretende che tale conversione avvenga in territorio tunisino. Questo è allucinante, oltre che umiliante perché viene chiesto solo nel caso in cui a contrarre matrimonio con un non-musulmano sia una donna musulmana». Tale discriminazione, secondo Sbai, tuttavia, «avviene non solo nei paesi arabi ma anche nei comuni italiani, dove senza nulla osta del paese non ti permettono di sposarti con un italiano». Per Mario Scialoja, presidente della sezione italiana della Lega musulmana mondiale, la norma introdotta potrebbe far emergere un «conflitto di diritto privato internazionale». L'ex ambasciatore torna a chiedere, peraltro, di tradurre in legge ciò che già avviene alla Grande moschea di Roma: la richiesta del matrimonio civile prima di firmare il certificato di matrimonio islamico. «Ciò spiega - eliminerebbe l'ipotesi di poligamia e darebbe maggiori garanzie alle donne».

Le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera sono arrivate all'esame dell'articolo 6 (su 66 articoli) del provvedimento. La seduta riprenderà intorno alle 19.30 al termine della seduta pomeridiana dell'assemblea e, secondo le previsioni di Donato Bruno, presidente della Affari Costituzionali, l'esame degli emendamenti dovrebbe concludersi in serata. Domani sarà la volta dei pareri delle Commissioni competenti, quindi giovedì il ddl approderà in Aula per la discussione generale.