4 maggio 2024
Aggiornato 01:00

Meredith: spunta un secondo coltello nel delitto di Perugia

Ferita al collo su vittima non compatibile con arma sequestrata

PERUGIA - Udienza a porte chiuse, questa mattina, al processo per l'omicidio di Meredith Kercher. Nel corso della sua testimonianza, Mauro Bacci, medico legale e perito dei Pm Giuliano Minnini e Manuela Comodi, secondo fonti della difesa di Sollecito, avrebbe confermato la violenza di gruppo «seppur con segni non eclatanti», rispetto ai precedenti di aggressioni mortali su donne dove ha ammesso che le ferite normalmente sono estremamente visibili e strazianti.

Ma, secondo l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito, il perito Bacci ha ammesso che una delle ferite più piccole non sarebbe compatibile al cento per cento con il coltello sequestrato dalla Procura a casa del ragazzo pugliese. «Il medico legale - spiega Giulia Bongiorno - è stato intellettualmente onesto nel prendere atto di questa diversità tra ferita e coltello sequestrato che noi avevamo già rilevato. Per noi quella ferita è stata effettuata da un coltello più piccolo rispetto alla presunta arma del delitto. Tra l'altro anche la ferita più grande poteva essere provocata da un coltello di dimensioni minori. Per noi questa analisi, che trova conferme dirette, è l'ennesima dimostrazione dell'innocenza di Raffaele Sollecito».

Per l'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, le conclusioni da trarre dopo le analisi del perito di parte sono altre: «Le ferite dimostrano che c'è stata una violenza di gruppo dove possono essere stati usati due coltelli differenti». Comunque siano andate le cose se confermata la violenza a più mani e con più armi in pugno, manca agli atti il presunto secondo coltello dalla lama di dimensioni più piccole rispetto a quello sequestrato.