16 aprile 2024
Aggiornato 09:30

Staminali, Linee guida Obama: no a creazione embrioni ad hoc

Utilizzabili solo quelli da cliniche fecondazione

WASHINGTON - Gli scienziati statunitensi potranno effettuare ricerche utilizzando cellule staminali con i finanziamenti pubblici, ma solo se le cellule proverranno da embrioni creati nelle cliniche per la fecondazione assistita e che verrebbero altrimenti distrutti: queste le linee guida della ricerca decise dall'Amministrazione Obama e diffuse dal National Insitute of health, che escludono quindi la possibilità di creare embrioni ad hoc per la ricerca.

I finanziamenti federali alla ricerca embrionale furono messi al bando con l'emendamento Dickey-Wicker che divenne legge nel 1996 e da allora era stato rinnovato ogni anno dal Congresso. La norma proibisce specificamente l'impiego di denaro proveniente dal gettito fiscale per creare embrioni umani (pratica di routine nelle cliniche private che operano la fecondazione assistita), o per la ricerca che comporti la distruzione o il danneggiamento di embrioni; nell'agosto del 2001 l'Amministrazione Bush permise il finanziamento degli studi effettuati su un piccolo numero di ceppi già esistenti.

Subito dopo il suo arrivo alla casa Bianca Obama ha emesso un ordine esecutivo nel quale si consentiva la ricerca sulle centinaia di ceppi di staminali già esistenti ed estratte in passato da embrioni, come anche su embrioni già creati, generalmente avanzati da trattamenti di fecondazione assistita; tuttavia Obama non ha il potere di annullare del tutto la legge Dickey-Wicker: può farlo solo il Congresso.

Le cellule staminali embrionali sono in grado di differenziarsi per produrre tutte le cellule dei tessuti umani: una caratteristica che le rende uno strumento eccezionale per la ricerca medica.

Le cellule staminali adulte infatti servono per il rinnovamento dei tessuti, ma solo del tipo nel quale si trovano; quelle embrionali (ricavate dal blastociste, ovvero l'embrione con 5-6 giorni di età) sono invece in grado di dare origine a 200 diversi tipi di cellule e per questo sono dette «pluripotenti».

Il nodo etico della questione è che l'embrione dal quale vengono ottenute viene di norma distrutto: nella pratica, si utilizzano quelli ottenuti in soprannumero dalla fecondazione in vitro, non destinati cioè all'impianto nell'utero.

Un'alternativa promettente è quella delle cellule staminali pluripotenti indotte (iPS), ottenute grazie alla «riprogrammazione» del nucleo delle staminali adulte: rimangono tuttavia ancora incertezze sul loro sviluppo e per questo gli scienziati ritengono che la ricerca che utilizza quelle embrionali debba continuare.