Il dolore di Onna, paese raso al suolo: 38 morti e oltre
Vigili del fuoco di Roma al lavoro nel centro dell'Aquilano
L'AQUILA - Onna era un paese di poche case. E non c'è più, da stanotte. Il terremoto che ha colpito la zona dell'Aquila, in questo centro appoggiato lungo la strada statale 17, ha provocato i danni più gravi. «Non è una statistica, basta guardare le facce di chi sta qui», dicono dal bar di Bazzano, che è a pochi chilometri.
Sinora i Vigili del fuoco, insieme con i volontari della Protezione civile, i militari della Guardia di finanza, hanno estratto dalle macerie 38 persone. I pompieri che sono al lavoro sono quelli della Capitale. «Alcuni di loro vengono qui in vacanza, hanno parenti - si spiega - Abbiamo tirato fuori un bambino di tre mesi, una bambina di 6 anni, uno di 8. Come si fa a dire che è finita. Qui non finisce».
Onna sta su una strada che da un parte conduce, dopo un po' di svolte, sulla direttrice per Antrodoco e dall'altra va verso il sud, il mare. E' l'Aquila, ma è anche campagna, periferia. Piena di gente che lavora, chi nei campi, chi in fabbrica. Agostino di Pizzoli, sulla sua pagina di facebook, scrive: «Addio Susanna. Addio Mariapaola. L'eterno riposo, dona loro Signore, risplenda adesso la luce perpetua, riposino in pace».
«Adesso piove - spiegano i Vigili del fuoco - Bisogna aspettare che smetta per ricominciare. Abbiamo mandato via della gente che era venuta con la pala e voleva dare una mano. L'importante adesso è cercare di fare tutto per bene e non farsi vincere dal dolore. Perché qui c'era un paese. E adesso non c'è più».
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