4 maggio 2024
Aggiornato 20:00

A Forlì uno studio sulla chirurgia salva-polmone

Sostituire gradualmente la lobectomia, in auge da vent’anni, con interventi sempre più conservativi

Rivoluzionare, almeno per quanta riguarda il carcinoma bronchiolo alveolare (Bac), l’approccio chirurgico, sostituendo gradualmente la lobectomia, in auge da vent’anni, con interventi sempre più conservativi, in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti e le loro aspettative di sopravvivenza. Questo l’ambizioso obiettivo dell’U.O. di Chirurgia Toracica dell’Ausl di Forlì, diretta dal dottor Davide Dell’Amore, in qualità di capofila di uno studio multicentrico che coinvolge, al momento, i principali centri di chirurgia toracica dell’Emilia-Romagna (Bologna, Modena, Ferrara, Reggio-Emilia, Parma).

L’esigenza di approfondire tale impostazione terapeutica è nata da evidenze locali che hanno trovato conferma grazie ai rapporti allacciati col professor Ken Kodama , vice-direttore dell’ Osaka Medical Center for Cancer and Cardio-Vascular Diseases di Osaka e pioniere della chirurgia toracica conservativa.

Dopo l’approvazione del protocollo da parte del Comitato etico di Forlì-Cesena,  il dottor Marco Taurchini, dell’equipe dell’U.O. di Chirurgia Toracica dell’ospedale «Morgagni-Pierantoni» di Forlì, si è recato ad Osaka, dal 1 al 20 marzo, per apprendere dal professor Kodama in persona le ultimissime indicazioni in materia: il Giappone, infatti, è da sempre punto di riferimento per quanto riguarda il trattamento di alcune patologie, specie quelle neoplastiche.

«Il viaggio è stato pianificato nell’ambito del XXXI° congresso della Società Italiana di Chirurgia Toracica organizzato a Forlì dalla nostra unità nell’ottobre 2007 – illustra il dottor Taurchini – in quell’occasione, abbiamo invitato il professor Kodama e gli abbiamo presentato il nostro progetto di studio multicentrico, incontrando la sua approvazione». L’illustre ospite, a partire dagli anni ’90, ha introdotto in Giappone l’uso della Tac su larga scala per lo screening del tumore polmonare, consentendo la diagnosi tempestiva di tumori molto piccoli, anche inferiori a due centimetri di diametro. Questi ultimi vengono così operati in maniera conservativa, salvando il polmone e ottenendo un considerevole miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Sulla scorta delle pubblicazioni scientifiche del prof. Kodama, l’idea dell’equipe forlivese è stata tradurre le indicazioni giapponesi su un tumore particolare, il carcinoma bronchiolo alveolare, per vedere se è possibile conseguire lo stesso tipo di risultati. «Al contrario del Giappone, in Italia tale neoplasia non è ancora molto diffusa – illustra il dottor Taurchini – al momento l’incidenza è pari al 5-10% di tutti i tumori polmonari. Tuttavia, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche, che consentono individuazioni sempre più tempestive, appare in aumento anche da noi. La nostra intenzione è dunque trattare i carcinomi bronchioli alveolari di dimensioni inferiori ai due centimetri non più con la lobectomia, cioè l’asportazione di gran parte del polmone, ma con interventi chirurgici più conservativi, privilegiando l’approccio toracoscopico e le tecniche mini-invasive». Si tratta di una rivoluzione paragonabile a quella attuata in senologia dal prof. Umberto Veronesi, primo a dimostrare che per curare il tumore del seno non bisognava ricorrere per forza alla mastectomia ma si potevano ottenere risultati altrettanto positivi senza asportare in toto la mammella e i tessuti circostanti. «Noi auspichiamo di replicare tale esperienza per il polmone – commenta il dottor Taurchini –  sostituendo in alcuni casi la lobectomia con resezioni sub-lobali, molto meno impattanti per i pazienti». I benefici, per questi ultimi, sono notevoli. «In Giappone, è stato evidenziato come i soggetti sottoposti a resezione conservativa mantengano le stesse aspettative di sopravvivenza di quelli sottoposti a lobectomia – rivela il dottor Taurchini – ma con decorsi post-operatori più rapidi e minori problemi respiratori». Fra qualche anno, sarà possibile verificare se gli stessi esiti si ripeteranno anche in Italia. «Adesso siamo pronti per reclutare i pazienti – spiega il dottor Taurchini – saranno soggetti super-selezionati, perché devono presentare forme di Bac ancora lievi, con noduli inferiori ai due centimetri: contiamo di arruolarne 5-10 per ogni centro coinvolto nello studio, così da avere in due-tre anni una casistica di 100-150 casi, in linea con quanto indicato dalla letteratura. Poi, se i risultati saranno quelli attesi, proveremo ad estendere l’approccio conservativo ad altre forme di neoplasie polmonari, come sta già accadendo in Giappone». Anche questo, infatti, è stato uno degli aspetti approfonditi dal dottor Taurchini nel suo soggiorno nel Sol Levante. «Durante la mia permanenza a Osaka ho potuto constatare come i giapponesi stiano già applicando le resezioni sub-lobali a più tipologie tumorali, anche solide – rivela – inoltre, ho appreso le ultimissime metodiche dirette a ridurre a zero il margine di errore nella diagnosi, soffermandomi in particolare sull’esame istologico intra-operatorio. Quello che vogliamo dimostrare è che trattando il tumore in stadi sempre più precoci si possono effettuare interventi più conservativi, con livelli di sopravvivenza maggiori a fronte di effetti collaterali post-operatori minori».

In Giappone, tuttavia, il dottor Taurchini non è andato solo per imparare. I colleghi del Sol Levante si sono infatti mostrati molto interessati all’esperienza dell’U.O. di Chirurgia Toracica di Forlì in chirurgia robotica, un campo da loro ancora non esplorato. «Il professor Kodama mi ha invitato a tenere una lettura sull’uso del robot in chirurgia toracica – illustra il dottor Taurchini – Ho così presentato la nostra casistica e i nostri risultati: da gennaio 2007 a gennaio 2009, l’U.O. di Chirurgia Toracica di Forlì ha trattato 20 pazienti con patologie tumorali e 15 con patologia esofagea, tutti con ottimi esiti in termini di decorso post-operatorio. Alla fine della mia lettura, il professor Kodama mi ha chiesto di presentare un abstract della relazione nell’ambito del convegno della Japan Surgical Society in programma quest’anno. In Giappone, infatti, desiderano dedicarsi al più presto all’uso del robot in chirurgia toracica».

Sull’asse Forlì-Osaka si è così realizzato un proficuo scambio di conoscenze, con importanti ricadute per entrambi i centri. «Illustrare nella patria della tecnologia una tecnica avanzata come la chirurgia robotica è motivo di vanto per l’ospedale di Forlì – commenta il dottor Taurchini – il mio viaggio, tuttavia, è solo la prima tappa di un percorso: col profossor Kodama e il suo staff intendiamo instaurare un duraturo legame di reciproca collaborazione, organizzando ulteriori meetings e prevedendo video-conferenze per discutere in tempo reale casi clinici ».