20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Il documento, in 11 lingue, è firmato per l'Italia dalle Acli

Elezioni europee, ACLI: no a slogan populisti

Associazioni cattoliche di 13 paesi chiedono «sussulto generale» contro la crisi

ROMA - Contro la crisi finanziaria ed economica, «ma anche morale e spirituale», che investe i Paesi dell'Unione europea è necessario «un sussulto generale» di tutti i cittadini: per costruire un'Europa «più unita», «più solidale» e «più aperta al mondo». E' questo il nucleo centrale dell'appello in 11 lingue ai cittadini europei in vista delle elezioni di giugno, lanciato da un cartello di associazioni cattoliche di 13 Paesi, riunite sotto il nome di «Iniziativa cristiana per l'Europa» (Ixe). Ne fanno parte, tra le altre, il Comitato centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK), le Settimane Sociali di Francia (Ssf), e, per l'Italia, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani.

Nell'appello, presentato oggi a Bruxelles, le associazioni invitano i cittadini europei, in particolare i cristiani, a partecipare alle elezioni di giugno 2009 «nella pienezza delle proprie responsabilità», sostenendo le forze politiche e i candidati che esprimano «una vera visione europea», e che siano «determinati a difendere in parlamento politiche ispirate al rispetto della dignità umana, nella prospettiva di un'Europa più solidale, più rispettosa delle future generazioni, più generosa». «Da elettori responsabili - scrivono le associazioni cattoliche - restiamo insensibili agli slogan populisti».

Tre le sfide da tenere presenti dinanzi alla crisi attuale: la mondializzazione dell'economia, a partire dal «fallimento di un sistema dominato da una moltiplicazione sfrenata degli strumenti finanziari», e segnato da una «mancanza di regolazione, di trasparenza e di responsabilità degli attori». Il documento stigmatizza la «rinascita di tentazioni protezionistiche» e invita a «valorizzare il lavoro umano, promuovere l'impresa e ristabilire il ruolo dello stato quale garante dell'interesse generale». Il cambiamento climatico e il pericolo di un «un rovesciamento ecologico»: con l'invito ad un «re-orientamento della crescita economica», che passa attraverso una ritrovata «frugalità nel consumo dei beni e negli spostamenti». Infine, la sfida demografica, cui si deve rispondere con un' «attenzione accresciuta al benessere delle famiglie» e con un maggiore impegno «nell'integrazione dei migranti»: «Sia i Paesi membri che la stessa Unione europea - scrivono le associazioni cattoliche - devono assicurare la pienezza della vita famigliare, promuoverla, proteggerla. Bisogna creare le condizioni per permettere ai genitori di realizzare il proprio desiderio di bambini e di conciliare la vita familiare e la vita professionale». «Più generalmente - continua il documento - le politiche per la famiglia o dell'immigrazione non debbono solo essere dettate dalle necessità economiche. La preoccupazione per una immigrazione scelta non dovrà prevalere sul diritto di ciascuno a vivere in famiglia».

Sul tema della famiglia, le associazioni cattoliche non nascondono critiche nei confronti delle istituzioni europee, che «possono aver dato l'impressione di mettere in pericolo l'integrità della cellula familiare», e mettono in guardia dal «rischio di veder negata l'alterità dei sessi e rifiutata ogni differenza tra funzioni paterne e materne». Ma, ammoniscono, «né i trattati europei vigenti né il trattato di Lisbona autorizzano l'Unione a legiferare in materia di diritto di famiglia e di diritto alla vita: tali ambiti continuano a riguardare la responsabilità esclusiva degli Stati». Sul Trattato di Lisbona, infine, il giudizio è positivo, «malgrado l'assenza di una menzione alle radici cristiane dell'Europa». «Le affermazioni di questo trattato - dicono - sono di fatto ispirate al pensiero e ai valori cristiani», auspicandone l'entrata in vigore «il prima possibile».