2 maggio 2024
Aggiornato 12:00
Ddl intercettazioni

Con le intercettazioni PDL al via le leggi ad criminem

Nuove frontiere del diritto. Contro gli investigatori invece che contro i criminali

Dalle leggi ad personam alle leggi ad criminem il passo è stato breve. Ma l’audacia nlel bloccare le intercettazioni spacca la maggioranza. Inizia in Aula la discussione su quelle che il PD denuncia come norme molto dannose per la sicurezza dei cittadini: in nome di una 'falsa tutela della privacy', indeboliscono le intercettazioni, essenziali ed insostituibili per la «ricerca della prova. Uno strumento che in questi anni ha portato alla soluzione di numerosissimi casi, non solo legati alla criminalità organizzata e al terrorismo – come spiega capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - Prevedere l'autorizzazione delle intercettazioni solo in presenza di 'gravi indizi di colpevolezza' è un regalo alla criminalità. Dopo le leggi 'ad personam' adesso il governo passa alle 'leggi ad criminem'. E' inaccettabile lo spudorato attacco al sistema investigativo scritto da chi non conosce neppure il più elementare protocollo di indagine e da chi vuole introdurre nel nostro paese una giustizia segreta e non controllabile da parte dei cittadini. Le norme oscurantiste che limitano gravemente il diritto di cronaca fanno carta straccia dei diritti costituzionali e riportano l'Italia indietro di molti decenni sul piano dei diritti civili». «Abbiamo un giudizio molto critico su questo provvedimento - conclude - che introduce norme 'ammazza indagini', che imbavagliano la stampa, che non garantiscono la riservatezza e che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini».

Sono tante le novità che vuole introdurre la destra a partire dai «gravi indizi di colpevolezza». Il Pm potrà chiedere l'autorizzazione a intercettare solo in presenza di 'gravi indizi di colpevolezza'. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno 'sufficienti indizi di reato'. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una sua valutazione autonoma del caso.

Meno informazioni sulle indagini. Se un magistrato rilascia «pubblicamente dichiarazioni» sul procedimento che gli viene affidato ha l'obbligo di astenersi. E dovrà essere sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d'ufficio. Il suo nome non potrà essere citato. Alt anche alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati «relativamente ai procedimenti e processi penali a loro affidati», salvo che l'immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. Insomma per giornali e tv le indagini non sono più notizie: non si potranno più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, neanche l'iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, fino al termine dell'udienza preliminare. Anche se gli atti non saranno più coperti da segreto. E come se non bastasse si prevede l'arresto fino a un anno e l'ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che omettano di esercitare «il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni.

E con le carceri piene il Governo pensa anche alle manette per i giornalisti! È una legge che «mette il bavaglio ai giornalisti» e gli fa rischiare l'arresto, come dice la Fnsi che per oggi, con la Fieg, ha organizzato una manifestazione di protesta. Due emendamenti infatti introducono la pena da uno a tre anni per chi, «con volontà di dolo», pubblica intercettazioni per le quali sia stata ordinata la distruzione o relative «a conversazioni o flussi di comunicazione riguardanti fatti e circostanze o persone estranee alle indagini di cui sia stata disposta l'espunzione». Aumentano anche le sanzioni per gli editori, fino a 370mila euro per chi pubblica violando gli obblighi di legge.

Tre norme con un obiettivo: meno intercettazioni. Il governo vuol consentire l’uso delle cimici solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un'attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi. Ma le intercettazioni dovranno interrompersi dopo 60 giorni, massimo 70 per reati di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono. E le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sulle sue utenze.
Ad esempio così si dovranno interrompere le intercettazioni nei casi di violenza sessuale perché le indagini richiedevano intercettazioni di tipo esplorativo per l' individuazione dei responsabili..

Oltre al danno la beffa perché le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo.

La Repubblica riporta i dubbi della maggioranza, a partire dall’avvocatessa Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno che spiega: «Una legge per evitare un uso distorto ed eccessivo ci vuole, ma le intercettazioni sono uno strumento d'indagine in molti casi insostituibile». La Bongiorno «apre» sugli indizi: «L'assemblea verificherà se possa bastare un minor grado di colpevolezza, prevedendo che gli indizi siano «sufficienti«». E precisa: «È una questione giuridica e non politica».
Mentre già ieri emergeva come la maggioranza è lacerata su questo provvedimento e non vuole discutere per evitare 'brutte sorprese' e scongiurare che gli elettori di An, Forza Italia e Lega possano comprendere che le norme sulle intercettazioni determinano un grave attacco alla sicurezza dei cittadini.

Sempre la Ferranti faceva notare come « la maggioranza abbia portato in Aula questo provvedimento 'allo scader del mese' per poter usufruire di quella norma del regolamento della Camera che consente il contingentamento il mese successivo». Tradotto: il governo e la maggioranza non vogliono discutere, non vogliono aprire alcun dibattito in parlamento per evitare di mostrate in Aula le proprie divisioni e l'assoluta incoerenza di un provvedimento che in nome di una apparente tutela della riservatezza impedisce l'accertamento dei reati e l'individuazione dei colpevoli».

E il quadro che si delinea è quello dello stop a tante indagini. Forse «si faceva prima a dire che certe indagini non si possono fare. Si faceva prima a seguire la linea di Berlusconi che è contrario a priori alle intercettazioni e le vuole eliminare. Invece il Governo non ne ha avuto il coraggio e ha creato un sistema di norme macchinoso che però, di fatto, arriva allo stesso risultato ponendo pesanti limitazioni all'uso di questo importante strumento di ricerca della prova».
Insomma un grave attacco a valori essenziali del nostro sistema democratico: dalla effettiva repressione reati si passerà alla compressione della libertà di stampa e della sicurezza dei cittadini