Bondi: «Eluana è morta, ora il testamento biologico»
Eluana Englaro è morta. Ora è il momento del silenzio. Ma non dell’inattività, della laboriosità culturale e politica, improntata all’etica della vita
Eluana Englaro è morta. Ora è il momento del silenzio. Ma non dell’inattività, della laboriosità culturale e politica, improntata all’etica della vita. È purtroppo vero e ripetutamente constatabile che solo dopo casi tragici e molto mediatizzati, come quello di Eluana, o quello di Welby, si arriva a prendere coscienza che un percorso della nostra civiltà laica e repubblicana è giunto alla fine. Il nostro Paese è stato l’epicentro – un «laboratorio politico», secondo alcuni – degli scontri ideologici novecenteschi, paradigmatici in ogni senso.
Bioetica - Ora, tutto questo è ridotto a memoria, mentre incalza un altro campo di scontro e, speriamo, confronto: la vita come tale. L’espressione «bioetica», diventata di uso corrente, si sovrappone, oggi, all’altra, ancora oscura e per molti versi da definire, «biopolitica». Lo stesso termine richiama all’attività della politica, necessaria anche in questo delicato e centrale campo. Dunque, coloro che ritengono che la politica debba star fuori dal contesto della vita, non sanno di cosa parlano: non c’è Paese occidentale che non si stia interrogando, anche nelle sedi istituzionali idonee, cioè nel cuore della politica, su quale possa essere la strada più giusta ed equilibrata in un contenzioso del tutto nuovo, ma decisivo, cruciale, gigantesco.
Delicatissime vicende umane dei singoli - Crolla il muro delle ideologie e si apre il crepaccio delle delicatissime vicende umane dei singoli, con i loro corpi e le loro anime, con il vissuto di dolore e di esperienza. I casi, come quello Welby e come quest’ultimo, di Eluana, ripropongono dinamiche di intelligenza e di affettività completamente diverse da quelle, rigidamente culturali e progettuali, del ‘900. Questa è la sfida che il nostro Paese è chiamato a vivere ed è una sfida che non si potrà superare senza far ricorso a nuovi strumenti culturali, ad un allargamento della ragione commisurato alla vastità della materia, di una ragione aperta, davvero aperta, non chiusa negli opposti settarismi. Dovremo costruire il percorso adeguato per il testamento biologico, ma, anche qui, senza renderlo un’eutanasia riveduta e corretta. C’è molto lavoro da fare e c’è molto da cambiare nelle nostre menti e nei nostri cuori.