28 aprile 2024
Aggiornato 10:00
DDL sicurezza

Cgil: «Paese si indigni contro norme barbare»

«Norma su ronde intacca principi costituzionali»

ROMA - Di fronte all’approvazione da parte del Senato del ddl sulla sicurezza e l’immigrazione «si levi nel paese un forte e diffuso moto di indignazione politica e civile contro le norme barbare approvate dalla maggioranza di governo». È l’auspicio della segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, e del responsabile dell’ufficio Sicurezza e Legalità dell’Organizzazione, Marcello Tocco. «La Cgil - aggiungono - farà quanto in suo potere per impedire che queste norme diventino legislazione ordinaria di uno stato che deve rimanere legato ai vincoli di solidarietà, umanità e civiltà giuridica, così come sancito dalla Costituzione».

I due sindacalisti rilevano come sia «inaudito che contro gli immigrati clandestini si applichi tutta la ‘cattiveria’ e la violenza possibile, con grave pericolo per la salute di esseri umani costretti alla clandestinità anche sanitaria, e della collettività che li ospita». È questo infatti, per Lamonica e Tocco, «il senso e il risultato dell’obbligo per i medici di denunciare uomini, donne e bambini clandestini che chiedono cure ed assistenza medica. Così come anche la richiesta di un costo elevato per i permessi di soggiorno ha questo segno persecutorio e incivile».

Inoltre, osservano, «la introduzione del reato di clandestinità, con una pena di quattro anni per chi non ottempera allo allontanamento, ci mette di fatto al di fuori dei paesi della Ue che hanno una cultura di civiltà giuridica e di accoglienza. La politica per la sicurezza, tanto sbandierata da questo governo e dal suo capo, trova finalmente il suo obiettivo centrale: sono gli immigrati il vero pericolo per la sicurezza in questo paese».

«Il timore più volte da noi denunciato - continuano i due dirigenti sindacali - di una ‘privatizzazione della sicurezza’, il cui fondamento è da ricercare nella continua diminuzione della spesa per la sicurezza e la difesa, trova una preoccupante realizzazione nell’approvazione del principio delle ‘ronde’ che dovrebbero cooperare con le forze dell’ordine nel presidio del territorio». Per Lamonica e Tocco «c’è da chiedersi chi siano queste ronde e che cosa mai potrà accadere in zone di forte presenza della criminalità organizzata. Siamo al di fuori di qualsiasi cultura democratica, e si intacca un principio giuridico e costituzionale fondamentale: solo lo Stato, infatti, - concludono - ha il monopolio del controllo della sicurezza e dei mezzi per la repressione di chi attenta al diritto alla sicurezza dei cittadini».