28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
«I sondaggi pre-elettorali annunciavano la vittoria del centro destra in Abruzzo, e così è stato»

Le elezioni regionali in Abruzzo

di Marcello Notarfonso, Responsabile Dipartimento Politiche regionali Prc-Se

I sondaggi pre-elettorali annunciavano la vittoria del centro destra in Abruzzo, e così è stato. Il dato più eclatante, invece, sta nella percentuale dei votanti: poco più di un elettore su due si è recato alle urne. Qualcuno tra i politici ha motivato il fenomeno imputandone le cause al maltempo, ma la nuda verità è che cresce la disaffezione, per usare un eufemismo, dei cittadini nei confronti della politica, di una politica che in troppi casi ha smesso di rispondere ai bisogni sociali preferendo tutelare gli interessi privati, anche a costo di finire in manette. Il partito democratico crolla così al 19% e deve un ringraziamento alla magistratura di Pescara che attende la chiusura delle urne prima di procedere all’arresto del sindaco del comune capoluogo, nonché segretario regionale del PD, con circa 30 capi di imputazione a carico.

Dopo lo scandalo che ha condotto all’arresto dell’ex presidente regionale Del Turco, e che vedeva inquisiti altri esponenti politici sia di centro sinistra che del centro destra, non c’è da stupirsi se il partito di Di Pietro va oltre il 15% dei consensi. A prescindere dagli schieramenti, gli elettori non ne possono più di politici corrotti che utilizzano i propri incarichi a fini personali. La campagna elettorale dell’Italia dei Valori incentrata quasi esclusivamente sulla questione morale ha portato risultati ben oltre le aspettative, raddoppiando i consensi rispetto alle ultime elezioni politiche e sestuplicando il dato delle regionali 2005.

Risultano così incomprensibili alcune affermazioni di autorevoli esponenti del PD, i quali anziché prendere nettamente le distanze dai misfatti avvenuti in Abruzzo preferirebbero allontanarsi da Di Pietro. C’è da sperare che il partito democratico rinsavisca al più presto e ponga termine alla sequela di atti illeciti in base ai quali la magistratura ha avviato indagini in Calabria, Campania, Abruzzo, Genova, Firenze, Napoli e da ultimo Pescara, solo per citare i casi più significativi. Tutto ciò sta penalizzando l’intero centro sinistra, ad iniziare da chi vuole fare della trasparenza amministrativa uno degli elementi fondanti del proprio agire politico. Persino il Presidente della Repubblica ha sentito il dovere di richiamare l’attenzione sull’argomento, e bene ha fatto il Prc a pretendere «liste pulite» in Abruzzo come pre-condizione per chiudere l’accordo di coalizione tra le forze di centro sinistra.

La tornata elettorale abruzzese interessava in particolar modo i partiti della sinistra, chiamati a una prova delicata dopo la sparizione dal parlamento. Pur in presenza di un contesto difficile, fra le tante difficoltà interne ed esterne alle rispettive organizzazioni, la sinistra ha dimostrato di avere gambe per riprendere il proprio cammino. Il partito della Rifondazione comunista raccoglie il 2,84%, la «bicicletta» fra i Verdi e Sd il 2,22%, e il Pdci prende l’1,83%. Tutte e tre le liste riescono ad eleggere un consigliere regionale. Sommando le percentuali il risultato va oltre il doppio di quello ottenuto dalla Sinistra arcobaleno in Aprile, a dimostrazione del fatto che la sinistra è più forte quando mantiene le proprie specificità, come la stessa esperienza nelle elezioni amministrative ci ha insegnato e confermato ogni anno.

Più in dettaglio, nella provincia di Pescara il Prc supera il 4% dei voti e l’intera sinistra raggiunge il 9,4% dei consensi. Il risultato peggiore, sia per Rifondazione che per le altre forze di sinistra, viene invece dalla provincia dell’Aquila.

Visti gli accadimenti, sapevamo di non poterci attendere un risultato «strepitoso» in Abruzzo, anzi, dalle valutazioni più oggettive scaturivano più timori che ottimismo. Ora possiamo affermare con certezza che Rifondazione comunista e la sinistra hanno la possibilità di risollevarsi dalla crisi, lavorando a creare le condizioni per un serio rilancio dell’iniziativa politica a difesa delle classi sociali più deboli, le quali ancora sono in attesa di vedere i loro bisogni inseriti al primo punto dell’agenda politica, e non subordinati alle esigenze di banchieri e speculatori. Il motivo per cui teniamo alla nostra autonomia organizzativa e politica è soltanto uno: la difesa dei lavoratori con buste paga non più adeguate alle necessità, la difesa dei precari, di chi vive sotto la soglia di povertà, la difesa della scuola, la sanità, i servizi pubblici, l’ambiente. Tutto questo viene troppo spesso ignorato anche dalle forze moderate del centro sinistra. Il Prc non vuole rinunciare a schierarsi al fianco di quanti ancora oggi non si rassegnano all’idea di vivere in una società in cui le crepe si allargano e diventano sempre più urgenti profondi cambiamenti. In Abruzzo abbiamo avuto l’occasione di tornare a gettate le fondamenta del nostro lavoro. Ora riprendiamo a costruire con maggiore fiducia in noi stessi, consapevoli delle difficoltà, ma per nulla timorosi circa il futuro.