La Grecia nel caos, la protesta non si placa
Il malessere del paese ha iniziato a bruciare e non sembra destinato a spegnere il suo rancore
Strade in fiamme, lacrimogeni accesi, squadre antisommosse pronte ad agire. La Grecia è sull’orlo del caos. Il malessere del paese ha iniziato a bruciare e non sembra destinato a spegnere il suo rancore. E’ già il terzo giorno che la capitale è in subbuglio, e persino l’albero di Natale sontuosamente addobbato nella centralissima Piazza Syntagma, di fronte al Parlamento, è stato oggetto della furia dei dimostranti. Una furia che forse anche in quell’albero, tanto sfarzoso, ha trovato un simbolo e un antagonista. La crisi finanziaria in cui versa il paese è il combustibile che fa vivere la protesta, ma non solo. C’è di più, e l’economia è solo una parte del problema.
Gli incendi che, oltre ad Atene, sono divampati anche a Corfù, Larisa, Patrasso e Hanja, hanno motivazioni che vanno oltre la crisi economica e coniugano l’instabilità finanziaria a una preoccupante instabilità sociale: processi falsati, politici corrotti, soldi destinati alle banche piuttosto che a chi non ha più nulla da mangiare. «E’ la ribellione sociale di chi sa che dovrà vivere con 500 euro, e vede solo scandali intorno a sé», dice lo scrittore Vassilis Vassilikos in un’intervista a La Stampa.
Una ribellione che ha assunto dimensioni inimmaginabili e a cui la morte del giovane Andreas Alexis Grigoropuolos, il quindicenne anarchico ucciso all’inizio degli scontri da un agente di polizia, ha fatto da detonatore.
In una lettera inviata alla famiglia del giovane, il premier di centro-destra Costas Karamanlis, che ieri è apparso in televisione per un appello alla calma e per invitare tutti all'unità e a mostrare solidarietà alla famiglia della giovane vittima, ha assicurato indulgenza zero ai responsabili del tragico episodio.
Tuttavia, la protesta non si placa e anzi oggi, con i funerali di Grigoropuolos, potrebbero esserci ulteriori peggioramenti della situazione. Fino a tarda notte di ieri, intanto, barricati all'interno del Politecnico centinaia di giovani hanno continuato a fronteggiare le forze dell'ordine mentre la protesta continua a fare proseliti. La ribellione, che era nata dalle frange più estremiste di giovani studenti, si è lentamente diffusa negli strati della società greca coinvolgendo universitari, lavoratori e disoccupati.
G.R.
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