3 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Conferenza ONU sul clima

A Poznan la conferenza sul clima

Due settimane per progettare un nuovo Trattato

Dall’1 al 12 dicembre, a Poznan, si parlerà di futuro. La conferenza climatica organizzata in Polonia, infatti, avrà il gravoso compito di trovare risposte valide alle molte domande che cercano di fare luce sul futuro climatico del Pianeta. La scadenza del protocollo di Kyoto, nel 2012, è alle porte e molti dei 37 Paesi che hanno aderito al primo serio tentativo di abbattere i livelli di gas serra immessi nell’atmosfera, non sembrano essere in grado di onorare gli impegni presi. Per questo, è necessario definire immediatamente le prossime linee d’azione: qual è l’agenda «ecologica» da seguire dopo il 2012? Qual è la strategia giusta da mettere in atto? Bisogna dare luogo ad un nuovo accordo, con limiti ancora più rigidi? Oppure affidarsi allo zelo dei singoli Paesi?

Poznan costituisce la quarta tappa di negoziati dalla conferenza dell'Onu sul clima del dicembre scorso a Bali, che ha fissato come obiettivo la firma di un accordo internazionale sulla riduzione dei gas a effetto serra nel dicembre 2009 a Copenhagen.

Nonostante i parecchi dubbi e perplessità che anticipano l’inizio dei lavori, la possibilità che si giunga ad una svolta decisiva non è da scartare. Il contesto internazionale è infatti molto cambiato rispetto alle tre precedenti riunioni di quest'anno, a Bangkok, Bonn e Accra. Il presidente eletto degli Stati uniti, Barack Obama, si è mostrato molto più sensibile di George W. Bush alle tematiche del riscaldamento climatico e agli strumenti per combatterlo.

Anche se né Obama, né alcun membro della sua squadra, saranno a Poznan, la sua «presenza» politica sarà evidente. Le sue posizioni sulla lotta contro il riscaldamento globale potrebbero rendere più dinamici i negoziati, finora ostacolati dall'avversione dell'amministrazione Bush verso qualsiasi sorta di accordo internazionale vincolante.

«L'America sta tornando» ha affermato il senatore democratico John Kerry, candidato alla Casa Bianca nel 2004, sottolineando la volontà di Obama di vedere gli Stati uniti giocare un ruolo trainante nei negoziati sul clima. «E' un momento molto importante», ha osservato il futuro presidente della potente Commissione per le relazioni esterne del Senato. «Dopo otto anni di ostruzionismo, ritardi e opposizione, gli Stati uniti riabbracceranno la comunità internazionale per questa sfida globale».

Secondo un recente rapporto Onu, saranno necessari almeno 200 miliardi di dollari ogni anno per ridurre entro il 2030 le emissioni di Co2 del 25% rispetto al loro livello del 2000. E con la crisi finanziaria in atto, l'obiettivo non è affatto scontato, specialmente vista la miopia mostrata da alcuni governi, come quello italiano o quello polacco, o la resistenza espressa dai Paesi in via di sviluppo come Cina, India. Brasile e Indonesia.

«Anche se è troppo presto per aspettarsi dei grandi passi in avanti, - ha dichiarato la settimana scorsa tramite una nota stampa il commissario Ue all'Ambiente, Stavros Dimas - la conferenza di Poznan dovrebbe permettere di passare dalle discussioni esplorative ai negoziati concreti, esprimendo chiaramente che il mondo è sulla buona strada per siglare tra un anno, a Copenhagen, un Trattato ambizioso sul clima».