4 maggio 2024
Aggiornato 19:00
Intervista di Giovanna Casadio - La Repubblica

«Ora le dimissioni sono inevitabili»

Dario Franceschini: «I nomi al Pdl dovevamo darli prima»

Dario Franceschini non gli ha più parlato. Nonostante in queste ore Riccardo Villari, presidente della Vigilanza Rai, neoeletto grazie a un blitz del centrodestra, si dia molto da fare, chiamando e ricevendo telefonate dei colleghi del Pd, il suo partito, e del Pdl, i suoi supporter.
Ma per il vice segretario dei Democratici, ha una sola strada davanti: dimettersi. Si è prestato «forse anche involontariamente, al gioco di Berlusconi che rivendica l´operazione e la definisce corretta, violando l´abc della democrazia parlamentare, avendo compiuto uno sfregio istituzionale».

Onorevole Franceschini, nella migliore delle ipotesi, se Villari cioè si dimette, ricominciate con la candidatura di Orlando finendo un´altra volta nello stallo della Vigilanza?
«Qui ci sono due macigni da rimuovere: le dimissioni di Villari per prima cosa, e il Pdl deve rinunciare al veto su Italia dei valori».

In questo caso il Pd è disposto ad andare «oltre» Orlando?
«Rimossi i macigni, si potrà discutere più liberamente e più in fretta, siamo disponibili a soluzioni condivise, a patto che la maggioranza a sua volta non insista sul veto a un gruppo parlamentare».

È disposto a fare un´autocritica: in qualcosa voi del Pd avrete sbagliato, se c´è stato questo show down?
«Di fronte a quel veto non potevano esserci linee diverse, forse dovevamo insistere da prima con Di Pietro perché desse una rosa di nomi del suo partito».

Quindi, sbagliato arroccarsi su Orlando. Ma con Di Pietro cosa accadrà, un testacoda tra le opposizioni?
«No. Nei rapporti tra le forze d´opposizione e anche all´interno del Pd si deve comprendere che ci sono rischi veri per la democrazia italiana e che non bisogna attardarsi in discussioni interne».

Di utilizzare Villari per sbloccare la situazione non se ne parla?
«Chiariamo. È una vicenda semplice e lineare sin dall´inizio. Ci sono ruoli di garanzia in una democrazia parlamentare che spettano all´opposizione. È così da sessant´anni. I gruppi di maggioranza hanno sempre accettato come presidente della Vigilanza il candidato scelto dall´opposizione, a noi ad esempio toccò votare Francesco Storace. Abbiamo proposto in questi cinque mesi Leoluca Orlando, e la coalizione di Berlusconi, in modo inaccettabile e arrogante, non ha motivato il «no», ha posto un veto nei confronti di Idv, un gruppo di parlamentare eletti.
E quindi, anche se con Di Pietro ci sono state tensioni, non potevamo permettere la violazione di questo principio. Capisco che nelle preoccupazioni degli italiani ci siano cento problemi prima della Vigilanza, ma suonare l´allarme era un dovere per il Pd: questo è un altro mattone tolto alla democrazia parlamentare. Mostra l´idea di Berlusconi e dei suoi sulle regole, l´opposizione, il Parlamento: sono solo un fastidioso ingombro all´azione di governo».

Non teme che Villari sia un nuovo De Gregorio, uno insomma che cambia casacca e si tiene la presidenza?
«Ha detto che si sarebbe dimesso. E voglio credergli. Aggiungo: Villari è un uomo di lunga esperienza politica e dunque, conosce bene le regole e le furbizie della politica. Ha parlato del rispetto delle istituzioni e dei ruoli. Per questo si sarebbe dovuto dimettere un minuto dopo l´elezione, senza aspettare la richiesta del suo partito. Se invece restasse, vuol dire che ha scelto la strada mediocre della furbizia».

Dentro il Pd qualcuno sta facendo sponda a Villari?
«Sono argomenti da retroscena giornalistici che appassionano un centinaio di addetti ai lavori».

Non avevate fiutato la trappola?
«Il Pdl minacciava, ma sembrava inimmaginabile arrivasse a tanto. Se la maggioranza ora non fa un passo indietro, se ne pentirà. Sarà un´opposizione durissima, la nostra. Berlusconi mostra i muscoli senza più averli, crea lo scontro sociale con gli studenti, l´opposizione, i sindacati in piena crisi finanziaria ed economica. Gli altri premier nel mondo, che ragionano con la testa e non con la pancia, si stanno preoccupando di migliorare i rapporti con le loro opposizioni in previsione di un peggioramento della crisi. Lui pensa di essere onnipotente e ha imboccato una strada che lo porterà a sbattere contro un muro. Se poi un capogruppo della maggioranza, Gasparri, insulta e offende il capo dell´opposizione...».

Fonte Intervista di Giovanna Casadio - La Repubblica