2 maggio 2024
Aggiornato 01:00
Emergenza usura

Codici: «La vera emergenza sono le famiglie»

In Campania record per crescita del debito, insolvenza, usura ed estorsione

In Campania la povertà continua ad aumentare ed è allarme sociale: di conseguenza sovraindebitamento e rischio usura diventano sempre più una vera e propria emergenza. Da alcuni dati raccolti dall’Osservatorio Codici e diffusi in occasione della manifestazione di sensibilizzazione sui temi dell’usura e del sovraindebitamento «Punti di primo intervento antiusura» a Napoli, emerge un quadro di una situazione che pone Napoli e la regione tutta ai vertici dell’emergenza a livello nazionale.
Napoli è il capoluogo di regione con la concentrazione più alta di famiglie povere, di disoccupati, di donne che non lavorano e di minorenni in miseria e consegnati alle strade. Poco meno di 2milioni in regione, 240mila solo a Napoli. Napoli è entrata «trionfalmente» nelle ultime 10 tra le 103 province italiane per pil pro-capite. Il pil pro-capite napoletano è a quota 16.000 euro all’anno. Insomma cifre da terzo mondo rispetto a Roma (34.000 euro), Torino (29.000), Firenze (33.000) e Milano (39.000).

La Campania trascinata da Napoli, unico capoluogo che abbassa la media pil pro-capite della propria regione, è diventata nel 2007 la regione più povera d'Italia, strappando lo scettro alla Calabria, che per la prima volta dopo 30 anni non occupa più il poco lusinghiero scranno. La Calabria nel 2007 è penultima con 16.625 euro. La Campania ultima con 16.556 euro di reddito medio pro capite.
Anche altri indicatori sintomatici quali i dati sui protesti confermano il momento di particolare difficoltà.
La Campania infatti detiene il record degli importi protestati (736.085.901 euro) seguita dalla Lombardia e dal Lazio. Ancora la Campania (4,46%), con il Lazio (5,34%) e la Calabria (3,53%) sono le regioni con il più alto numero di protesti in rapporto alla popolazione residente. Napoli è la città nella quale lo scorso anno si sono registrati più fallimenti (7,2%) che rappresenta il 15% del totale nazionale.
Sul podio delle regioni più «a rischio» per peso dei protesti complessivi svetta il Lazio, (16,5% del totale nazionale), seguito dalla Lombardia (16,2%) e dalla Campania (14,7%). Non deve sorprendere, quindi, che in assoluto le tre province più «pericolose» siano quella di Roma (12,7% del totale nazionale), Milano (10,4%) e Napoli (7,6%).

La situazione è ancora più polarizzata sul fronte dei protesti per assegni insoluti: nel 2004 nel Lazio se ne contestavano il 23,7% del totale nazionale, in Lombardia il 22,1% e in Campania il 16,9%. Le tre province che giocano il ruolo più pesante, come sempre, sono quelle di Roma (da sola assommava al 21,8% circa di tutti i protesti per assegni insoluti levati in Italia nel 2004), seguita da Milano (con il 19,1% sui base nazionale) e da Napoli (10,7%).

Non sorprende pertanto che secondo l’ultima nota dell’Istituto di Studi e Analisi Economica (luglio 2008) il 70 per cento delle famiglie percepisce il proprio reddito come inadeguato per condurre una vita dignitosa.
L’effetto di una situazione del genere è che negli ultimi cinque anni l’indebitamento delle famiglie è quasi raddoppiato. In testa alla classifica delle famiglie indebitate c’è la provincia di Roma, dove si arriva ad una media di 21.949,94 euro. Seguono le famiglie milanesi (21.321,68 euro), quelle della provincia di Lodi (20.593,26 euro), quelle di Reggio Emilia (20.138,44 euro) e le riminesi (20.060,99 euro). A conferma di come l’indebitamento riguardi soprattutto i ceti medi, le città più indebitate sono quelle che registrano anche i livelli di reddito più elevati. Se analizziamo la variazione di crescita registrata negli ultimi anni ai primi posti troviamo molte città del Sud, il che significa che questo aumento è verosimilmente legato ad una crisi economica pesante che ha costretto molte famiglie a ricorrere alle banche per far fronte alle difficoltà.
Il record della crescita del debito delle famiglie avvenuta tra il primo gennaio 2002 sino al 31 dicembre 2007, invece, appartiene alla provincia di Napoli che in questi 5 anni è cresciuto del 116,36%. Caserta è al quarto posto con un +114,92%. In termini assoluti, al 30 giugno 2008, il tasso di indebitamento delle famiglie vede la provincia di Napoli piazzarsi al 70esimo posto con un impegno per famiglia di quasi dodicimila euro.

Indicativo anche il dato delle insolvenze: al primo posto nella classifica degli italiani insolventi sui prestiti personali vi sono i campani con una percentuale del 10,7%, rispetto ad una media nazionale del 7,5%. E le cose non migliorano neanche per i dati sul credito al consumo, che registra una percentuale di cittadini campani incapaci di pagare del 6,4% rispetto al 3,4% nazionale. Infine, si registra una situazione simile anche rispetto ai prestiti per l’acquisto auto: la percentuale delle insolvenze della nostra regione si attesta sul 4,9% rispetto al valore nazionale del 3%.

Un quadro complesso in cui ciò che più preoccupa è il balzo in avanti registrato dai piccoli prestiti, cresciuti dell'11,2% una quota pari a 51,5 miliardi, un incremento che vale 5,2 miliardi di Euro in un anno.

E’ in questi contesti che, accanto all’usura strettamente intesa, emerge una vasta area di sovraindebitamento che colpisce soprattutto le famiglie.
Un fenomeno preoccupante perché per molti può rappresentare l’anticamera del girone infernale del «prestito usuraio». In tale contesto, accanto alle figure classiche degli usurai di quartiere, si muove un nuovo mondo, che va dalle società di servizi e mediazione finanziaria, ormai presenti in ogni città, a reti strutturate e professionalizzate, fino a giungere a soggetti legati ad organizzazioni criminali.

Ma anche seguendo l’evoluzione storica del numero delle denunce, ci rendiamo conto che il fenomeno è diffuso su tutto il territorio nazionale. L’incidenza nelle quattro regioni cosiddette a rischio (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia) si è progressivamente abbassata dal 50% negli anni novanta al 43% nel 2005 ed addirittura al 38% nel 2006.
Ciononostante l’usura continua ad essere un fenomeno pervasivo nel Sud Italia, che con il 2% della Basilicata, 6,5% della Calabria, 12,5% della Campania, 12% della Puglia ed il 8,8% della Sicilia, rappresenta il 45% del campione esaminato e comincia a diventare un fenomeno in preoccupante ascesa.

In testa per numero di persone denunziate in Italia la Campania.
Ma è tutto il Sud ad essere nella morsa degli strozzini: dopo la Campania, regione in cui le denunce per usura sono passare da 106 a 186 nel periodo 2000-2006, seguono Calabria (123 denunce), Puglia (114), Sicilia (109). E le denunce nel 2007 sono arrivate a 734. Grazie a questi numeri la Campania è divenuta la regione col maggior numero di persone denunciate per estorsione (1.713), mantenendo un ritmo sempre crescente. Nell’ultimo anno le denunce per estorsione sono passate da 943 a 1.102 nella sola Provincia di Napoli.

«Il progressivo deterioramento delle condizioni economiche si riverbera sulle condizioni di vita delle famiglie. E purtroppo l’usura si rivela un fenomeno sempre meno legato all’impresa, ma anche a soggetti che negli anni scorsi non sarebbero stati toccati dal problema. Sulle famiglie, purtroppo, l’usura ha esteso i propri tentacoli, imprigionando i padri di famiglia che non riescono ad arrivare alla fine del mese - dichiara Giuseppe Ambrosio, segretario regionale di CODICI Campania -, la situazione, come si evince dalle diverse inchieste effettuate in questo periodo, testimoniano lo stato di assoluta precarietà economica di migliaia e migliaia di persone, imprenditori e non. Per questi ultimi, purtroppo, la legge 108/96 non prevede alcuna tutela, non essendo annoverati tra i soggetti abilitati ad accedere al fondo di solidarietà per le vittime di usura».
Ciò che il CODICI chiede, in sostanza, è di fare qualcosa includendo nei soggetti da proteggere anche coloro che, ad oggi, non sono considerati come parti integranti di un problema che, invece, li riguarda molto da vicino.