3 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Guerra Congo

Verso i 2 milioni di sfollati in Congo

Il silenzio del governo, l'impegno del PD

1.600.000 sfollati, ma non è ancora finita. La parte est della Repubblica democratica del Congo è teatro da diverse settimane della guerra civile fra i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) guidati da Laurent Nkunda, generale dissidente che afferma di agire per difendere la comunità tutsi, e le forze governative congolesi, accusate di collaborare coi miliziani hutu.

Quasi al replica del conflitto che sconvolse il Rwanda. Le milizie di Nkunda sono arrivate mercoledì alle porte di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu, e hanno proclamato da allora un cessate il fuoco unilaterale, che finora sembra rispettato. Non un conflitto aperto ma violenze continue dai ribelli, dai soldati governativi e dagli sbandati di entrambi le fazioni, che hanno costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro case senza sapere dove sia possibile trovare un rifugio.

I ministri degli Esteri britannico e francese, David Miliband e Bernard Kouchner, sono già intervenuti, con una missione diplomatica in Africa e mettono in guardia: serve immediatamente, un'azione energica della comunità internazionale per risolvere la crisi. Le emergenze in termini di cibo, acqua, accoglienza e cure sanitarie devono essere affrontate con una mobilitazione internazionale e garantendo la sicurezza delle strade che permettano l'arrivo degli aiuti in tutto il Nord Kivu, dove la maggioranza dei campi sono isolati e inaccessibili.

Una situazione di cui per ora in Italia non si occupa il governo, ma solo il PD.

Finora, l’unica voce politica che si è levata sulla situazione in Congo è quella «E' necessario che il governo italiano assuma una iniziativa assieme ai partner europei nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e insieme all'Unione Africana riferendo al più presto anche alle Camere sulla situazione del paese africano e sui suoi sviluppi – ha dichiarato domenica 2 novembre il segretario Walter Veltroni -i drammatici fatti che stanno accadendo nel Congo scuotono le coscienze in tutto il mondo. Nessuno può restare indifferente a quello che sta succedendo con centinaia e centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini che fuggono dall'orrore della guerra civile e dalle stragi senza la possibilità di aiuto e di assistenza». Così la fame, le malattie e la mancanza di ogni speranza rischiano di allargare una tragedia di agghiaccianti proporzioni: «L'Africa ha già pagato altre volte, in Ruanda, in Sudan, in Somalia, e nello Zimabwe prezzi altissimi e terribili ai ritardi o all'indifferenza del resto della comunità internazionale».

L'invio di truppe europee sarà discusso oggi a Marsiglia, nella riunione informale dei ministri degli Esteri della Ue. Sarà l’occasione per il governo italiano, seppur in ritardo, di esprimersi. E Piero Fassino, ministro degli esteri del governo ombra incalza: «L’Italia, che è membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu e prossimo presidente del G8, agisca in tutte le sedi perché si arresti la tragedia che sta travolgendo la vita di centinaia di migliaia di innocenti. Il mondo non può assistere inerte e passivo alla catastrofe umanitaria che si sta consumando in Congo. L’Unione europea, d’intesa con l’Onu e l’Oua, agisca per un immediato intervento internazionale di peacekeeping che interrompa le ostilità militari e consenta di soccorrere l’immensa moltitudine di profughi».