25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
In Senato è stata presentata un’interrogazione parlamentare sul caso Taranto

Ilva di Taranto: la questione diossina arriva in Senato

Codici invita il presidente della Regione Vendola all’accelerazione dei tempi per una legge anti-diossina in difesa della salute dei cittadini

Diagnosticare un cancro da fumo ad un bambino di 10 anni, abbattere 1300 capi di bestiame perché contaminati, scoprire che anche nel latte materno ci sono possono essere quantità di diossina; non sono notizie che possono lasciar indifferenti. Testate di giornali definiscono Taranto la città più inquinata e i dati parlano chiaro e ancora la nostra città raccontata in tv con immagini che sottolineano l’emergenza soprattutto nei quartieri più vicini alla stabilimento siderurgico.

In Senato è stata presentata un’interrogazione parlamentare sul caso Taranto, definendola come «una questione troppo seria per ammettere leggerezze o disattenzioni». A Taranto, circa 200 grammi di diossina sono emessi nell'aria ogni anno. L'area sospettata di contaminazione è quella ricadente in un raggio di almeno 10 chilometri dal polo industriale dell'ILVA. Interi quartieri adiacenti all’Ilva di Taranto hanno una esposizione alle polveri minerali pari a 250 grammi annui per metro quadro, provenienti dai parchi minerari dell'Ilva. Solo per il 7% dell’inquinamento è di fonte civile, il restante 93%, è di origine industriale e inpiù c’è la diossina: qui si produce il 92% della diossina italiana e l'8,8% di quella europea.

A Taranto, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Gli ultimi dati stimati dall'Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) parlano chiaro.«La situazione attuale è insostenibile e contrasta con il diritto alla salute dei cittadini pugliesi«spiega Valentina Coppola Resp. Ambiente del CODICI,«non tollereremo altre lungaggini a discapito della vita di bambini e dell'ambiente tarantino». Il presidente della società ILVA , Emilio Riva, ha inviato una lettera al Governatore Vendola, al ministero e a tutti gli enti locali, chiedendo loro di accelerare le autorizzazioni necessarie a realizzare l´impianto Urea, quello che permetterebbe di limitare le emissioni inquinanti. L´utilizzo della tecnologia Urea permetterebbe la diminuzione degli attuali 7 nanogrammi al metro cubo di diossina emessi a 3-3,5 ossia il 50% in meno . Si tratta dei valori che la stessa Ilva ha dimostrato sperimentalmente di poter utilizzare lo scorso anno. Nella richiesta di Aia (Autorizzazione integrata ambientale) ai tecnici del ministero viene però indicata come raggiungibile quella soglia soltanto dopo un anno dall´autorizzazione. Una risposta che non ha trovato esito positivo in Regione. Pertanto, il CODICI invita il Presidente della Regione Vendola a promuovere una legge anti-diossina che migliori l’emergenza tarantina nel più breve tempo possibile in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini.