3 ottobre 2025
Aggiornato 08:00
Diritti Umani

Giornata mondiale contro la pena di morte

Calano le esecuzioni, ma la strada verso l'abolizione è ancora lunga

Una giornata per ricordare una delle battaglie più difficili e importanti del nostro tempo: quella per l’abolizione della pena di morte. Il 10 ottobre è infatti la data scelta per celebrare l’impegno mondiale contro lo scempio di una pratica ignobile e inaccettabile. Una pratica che grazie anche all'approvazione lo scorso dicembre in sede Onu della moratoria della pena di morte, ha iniziato a scomparire gradualmente negli ordinamenti dei governi.

Il cammino verso l’abolizione della pena capitale è confermato anche dal rapporto annuale di ‘Nessuno tocchi Caino’. Documento che però ricorda anche come le esecuzioni, seppur diminuite, abbiano toccato, nei primi mesi dell'anno, quota 5.454, il 90% delle quali (almeno 5.000) ad opera del governo cinese.
I paesi che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o in pratica, ricorda il rapporto, sono oggi 150. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono però 95.
Tra quelli che hanno mantenuto la barbara prassi ci sono, come nel 2007, tre paesi autoritari: la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita. Sono invece solo 9 i paesi che possiamo definire di democrazia liberale, con ciò considerando non solo il sistema politico del paese, ma anche il sistema dei diritti umani, il rispetto dei diritti civili e politici, delle libertà economiche e delle regole dello Stato di diritto. Si tratta di Stati Uniti, (che ha il più alto numero di esecuzioni tra i paesi democratici), Giappone, Indonesia e Botswana. Ancora una volta, l'Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Seguono le Americhe, ma solo grazie allo zelo dell’eccezione statunitense. In Africa, nei primi nove mesi del 2008, la pena di morte è stata eseguita solo in 4 paesi, mentre in Europa la Bielorussia continua a costituire l'unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena capitale.
Nonostante il trend positivo segnalato da ‘Nessuno tocchi Caino’ e confermato dal World Coalition against the death penalty, WCADP, che ha indetto la giornata del 10 ottobre, quella contro la pena di morte è una battaglia difficile ma che deve essere combattuta, non solo dalla diplomazia ma anche dalla società civile.

Intervenendo alle celebrazioni della giornata europea contro la pena di morte a Montecitorio, l’esponente del PD Massimo D'Alema ha ricordato che nel Rapporto Onu l'Italia guida la classifica dei paesi che fanno dell’abolizione della pena di morte un principio della loro politica estera. «Dobbiamo essere orgogliosi - ha ricordato l’ex ministro degli Esteri - non siamo i primi in tante graduatorie». D’Alema ha poi ricordato la data del 18 dicembre 2007, giorno in cui l'assemblea generale dell'Onu approvò la moratoria della pena di morte: «una tappa storica di una battaglia lunga che continua» anche se «a distanza di un anno dall'approvazione di quella risoluzione non possiamo dire che non sia stata priva di effetti»..
D'Alema ha sollecitato il governo italiano a presentare e sostenere una nuova moratoria anche se quella per l'abolizione globale della pena di morte «è una sfida complessa che non può essere demandata esclusivamente alla nostra diplomazia». La battaglia, insomma, «continua. Ha bisogno di passione civile e politica, ha bisogno della società civile, delle nuove generazioni, del mondo della cultura». «Continuiamo ad agire - ha concluso D'Alema - non accontentiamoci dell'elogio della comunità internazionale: vogliamo che la pena di morte sia estirpata da ogni parte del mondo».

Anche Emma Bonino, altra protagonista del successo italiano sulla moratoria dello scorso dicembre, definisce «lunga e cocciuta» la battaglia che con la risoluzione dell’Onu è giunta ad una svolta, ma, aggiunge il vice presidente del Senato, va continuata con «coerenza e determinazione».
In questo senso la Bonino esprime la stessa determinazione dell’ex ministro D’Alema nel ribadire la necessità di presentare all’Onu una nuova risoluzione. In quella occasione, annuncia, «chiederemo al segretario generale un inviato speciale per l'applicazione della moratoria che pretenda dai Paesi che ancora applicano la pena di morte l'abolizione del segreto di stato, perchè spesso non si sa dove, quando, perchè, con quali procedure si applica la pena di morte». Sono, aggiunge Bonino, «obiettivi solo apparentemente piccoli e umili, ma è la giusta strada da percorrere verso l'abolizione della pena di morte».

G.R.