Giustizia, Governo battuto
La Camera dei Deputati ha approvato un emendamento presentato dal PD che dichiara inammissibile il ricorso in Cassazione contro una sentenza d'appello, che confermi il giudizio di primo grado
Governo battuto sulla questione del «filtro» in Cassazione. Poche ore dopo l’annuncio del premier che rispondendo ad una specifica domanda nel corso di una conferenza stampa a Napoli ha detto di voler utilizzare i decreti legge in forma intensiva, marginalizzando il ruolo delle camere, proprio a Montecitorio il governo viene battuto dalle opposizioni.
La Camera dei Deputati ha approvato un emendamento presentato dal PD che dichiara inammissibile il ricorso in Cassazione contro una sentenza d'appello, che confermi il giudizio di primo grado. Il Governo è stato battuto per 4 voti: l'emendamento del Pd ha ottenuto 239 voti favorevoli e 235 contrari. L'approvazione dell'emendamento sul processo civile è stata salutata da un lungo applauso dai banchi del Pd.. Nel Pdl erano presenti 180 dei 270 eletti, (44 erano in missione, 46 assenti). Della Lega i presenti erano 49 su 60. I si sono arrivati dal Pd, dall'Idv e dall'Udc: nessun voto dunque da parte della maggioranza, che ha pagato le numerose assenze: ben 90. Ma solo 44 risultano in missione: 46 gli assenti senza giustificazione. Per quanto riguarda la Lega invece non hanno preso parte al voto in 11, ma sono solo 3 i deputati del Carroccio assenti e non giustificati. La seduta è stata sospesa su richiesta della relatrice, Bernini (Pdl).
Per il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, «è stata punita la protervia del Governo che voleva mettere sotto i piedi la dignità del Parlamento. Il governo è andato sotto su un emendamento tutto fondato sulla nostra costruzione. L'arroganza non paga mai».
Anche Michele Vietti, vicepresidente dei deputati Udc, rivendica «la vittoria tutta politica. Di fronte ad un governo che ha rifiutato qualunque apertura. Sono andati sotto a causa delle assenze. Chi fa la voce grossa, deve avere anche i numeri…».
Mentre il capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro censura il premier che «conferma di avere una concezione primitiva della democrazia e autoritaria del governare. Ascoltarlo mentre minaccia di governare solo attraverso la decretazione d'urgenza e sentirlo considerare i lavori parlamentari troppo farraginosi dovrebbe convincere anche i più scettici che quello che stiamo denunciando sulla crisi democratica dell'era Berlusconi è drammaticamente vero. Se ne deduce che nella sua concezione della democrazia il Parlamento è un inutile inciampo. Così affronta questo tema essenziale del rapporto tra governo e Parlamento ancora una volta ben guardandosi dal riferirsi alla Costituzione repubblicana e coinvolgendo, in modo inaccettabile, il Capo dello Stato».
Poi si rivolge ai suoi colleghi dello schieramento avverso: «Come si sentono i parlamentari del Pdl nell'essere silenti e obbedienti «yes man» dei voleri del capo? Se considera necessario un decreto per i graffiti sui muri cosa arriverà a fare per la riforma della giustizia? Ricordo al premier «dimezzato» che sia i Presidenti di Camera e Senato, sia tutti i presidenti delle Commissioni parlamentari appartengono alla maggioranza».
Usa l’ironia Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd: «Berlusconi dice di voler utilizzare i decreti legge perchè sa di non potersi fidare della sua maggioranza e lo dimostra il fatto che oggi, alla Camera il governo è stato battuto sul processo civile da 90 deputati del Pdl, erano assenti al momento del voto». E bacchetta Fabrizio Cicchitto: «Per richiamare i suoi alla presenza in aula, parla di assenteismo dell'opposizione. Noi, onorevole Cicchitto, ci siamo sempre e c'eravamo anche oggi. Nonostante i numeri abbiamo battuto la maggioranza».
Ma.Lau.