26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Giustizia e Magistrati

I tagli alla Giustizia bloccano i trasferimenti

Sospese le procedure per 1.300 persone

Immaginate di ottenere un trasferimento per lavoro in un’altra città. Nel giro di pochi mesi cercate di pianificare il vostro nuovo futuro. Comprate una nuova casa, per abbandonare la vecchia. Assicurate, non senza qualche difficoltà, un posto a vostro figlio nel nuovo asilo e cercate di ricongiungervi con il vostro coniuge, che magari, nel frattempo, ha già trovato lavoro nella nuova città.
E invece no. Una lettera polverizza in pochi capoversi i vostri progetti rimettendo brutalmente l’orologio indietro di qualche mese. Senza troppi complimenti.

E’ successo a 1.300 cancellieri e impiegati amministrativi (e alle loro famiglie) che prima hanno ottenuto i trasferimenti richiesti e poi hanno scoperto la brutale novità nelle righe di una circolare ministeriale che ha sospeso ogni effetto delle delibere precedenti in nome di «tagli» e «risparmi». Il ministero di Giustizia ha infatti bloccato tutti i decreti di trasferimento notificati sei mesi fa per rimodulare la pianta organica dei tribunali come dettato dal decreto legge Tremonti, ovvero con il «taglio» dei 10% dei lavoratori del comparto della Giustizia a tutti i livelli, dalle segreterie alle cancellerie.

Come già sta succedendo con i tagli per la scuola, la prassi è quella di seguire acriticamente la legge del portafoglio senza considerare le conseguenze umane e sociali. Così, con una miopia imbarazzante e una noncuranza ingiustificabile, il ministero ha deciso di fare dietrofront e negare i provvedimenti attuati già dal 17 marzo 2008 con la precedente amministrazione, quando il ministero aveva inviato la proposta ufficiale del trasferimento e quando poi, il 22 aprile, aveva comunicato ai vincitori del concorso l’avvenuto trasferimento formale.

L’ultimo capitolo della vicenda è datato 11 settembre quando una circolare ha sconvolto i piani delle famiglie già pronte per trasferirsi nelle nuove località. Ora su tutto regna l’incertezza di chi non riuscirà a riappropriarsi delle situazioni che avevano necessariamente abbandonato. Incertezza sul futuro, l’unica risposta che per ora il ministero è stato capace di fornire nonostante le richieste che sono state avanzate dal personale della giustizia che il 24 settembre è sceso in piazza, manifestando davanti al ministero.

La situazione però non sembra migliorare, sebbene il problema continui a persistere. Evidente conseguenza, secondo il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia, della «dissennata politica del governo in materia di organizzazione del personale». «Non c’è alcuna attenzione – continua l’esponente del PD - per l’esigenza di professionalità e di efficienza del sistema, nonché per le condizioni di lavoro del personale». Insomma, invece di una proposta efficace il governo «opera tagli di risorse e contrazioni delle piante organiche del personale, bloccandone il trasferimento».
Alternativa, invece, è la proposta del PD che sin dall’inizio della legislatura ha presentato un disegno di legge intitolato all’efficienza della giustizia che consentirebbe di riqualificare il personale e di «assumere nuovi cancellieri che – ha concluso il ministro ombra Tenaglia - in Italia non sono assunti dal 1993».

G.R.