8 ottobre 2024
Aggiornato 00:30
L'annuncio durante l'assemblea sugli effetti del decreto del Governo

Ricerca: la legge Toscana basata sul gioco di squadra

Martini: «Ok al confronto col governo, ma era meglio prima dei tagli»

Una legge per la ricerca e l'innovazione in Toscana. Lo ha annunciato oggi il presidente della Regione Claudio Martini intervenendo nell'aula magna dell'Università di Firenze all'incontro promosso dai Rettori degli atenei toscani con parlamentari e istituzioni locali per affrontare e trovare possibili soluzioni agli effetti, definiti «devastanti» sul futuro della didattica e della ricerca, della manovra del governo.

Il presidente Martini, sottolineando fra l'altro il rischio di una ulteriore fuga di cervelli a causa del drastico taglio di risorse contenuto nel decreto 112, si è detto disponibile a trovare forme di collaborazione con parlamentari, istituzioni e territorio per aprire un confronto a tutto tondo su un nuovo modello di Università. Un confronto sollecitato, nel corso della mattinata, anche da interventi di alcuni parlamentari della maggioranza. »Siamo d'accordo sulla necessità di un dibattito – spiega Martini – così come conveniamo sul fatto che l'Università debba cambiare. Viene però da chiedersi perché, per sollecitare il confronto sul modello dell'università del futuro, si sia aspettato oggi. Dov'è stata in passato la discussione sull'università? Oggi l'unico messaggio che passa, nei fatti, è quello dei tagli del ministro Tremonti. Comunque, se davvero matura anche nella maggioranza questa, da lì si può ripartire». Se il dialogo a livello nazionale è carente, la Toscana, in controtendenza, approva in giunta una proposta di legge, che va ora all'esame del consiglio, al termine di un lungo percorso di concertazione che ha coinvolto Università, enti di ricerca, enti locali, soggetti del mondo economico e della società civile. «E' il primo testo in Toscana e fra i primi in Italia – spiega Martini - a dare una sistemazione organica alle politiche per la ricerca, l'innovazione e l'alta formazione con l'obiettivo di imprimere qualità e competitività allo sviluppo. E' un segnale forte, anche se ovviamente la Regione non può sostituirsi alle competenze che sono, prevalentemente dello Stato».Quello che però la Regione continuerà a fare, anche potenziando sforzi e risorse, è dotare il sistema toscano di infrastrutture e servizi, ampliare il diritto allo studio, razionalizzare le sedi e le politiche abitative studentesche.

«La legge non risolve certamente le difficoltà della ricerca pubblica messa alle corde dal governo Berlusconi - precisa l'assessore all'Università e alla ricerca Eugenio Baronti che ha presentato la proposta in giunta - però fornisce gli strumenti per una maggiore efficacia dell'intervento regionale e per favorire la cooperazione fra Università, enti di ricerca, imprese pubbliche e private». E se il quadro finanziario sarà definito con un successivo documento di indirizzo che avrà carattere pluriennale, l'assessore informa che «ai circa 200 milioni di euro già disponibili da qui al 2013 per la ricerca, ed alle somme, ancora maggiori, spese dalla Regione per sostenere la ricerca in sanità, proporrò di aggiungere nuove risorse regionali, in considerazione del carattere strategico degli investimenti in questo settore, per dare qualità al nostro futuro».

Cosa dice la legge «Disposizioni in materia di ricerca e innovazione» E' una legge snella, in tutto 14 articoli, interviene nel sistema di relazioni fra tutti soggetti protagonisti dei processi innovativi. Obiettivo: coordinare competenze e risorse per creare le condizioni necessarie ad attrarre investimenti e localizzare in Toscana imprese ad alto contenuto di ricerca, tecnologia, qualità ambientale. La rete regionale della ricerca è il punto di partenza per favorire la cooperazione fra istituzioni ed enti che in Toscana lavorano nell'ambito dell'alta formazione, della ricerca pubblica e privata, della diffusione e del trasferimento dei risultati della ricerca al mondo della produzione e dei servizi. Ma non basta. La legge va oltre, affermando che «la Regione favorisce la partecipazione di questi soggetti all'elaborazione dei programmi regionali». Come? Tramite la Conferenza regionale per la ricerca e l'innovazione, struttura permanente di consultazione della giunta (snella e non burocratica) ampiamente rappresentativa del mondo istituzionale, di quello accademico e della ricerca, delle imprese e dei servizi.

La Regione si propone come regista di un processo improntato al gioco di squadra, dove risorse e competenze vengono valorizzate al massimo proprio in virtù del maggiore coordinamento, convergendo in modo più efficace che in passato sugli obiettivi strategici individuati. Unire gli sforzi, concepire politiche integrate, fare degli interventi per ricerca e innovazione un filo rosso che percorre tutti gli strumenti di programmazione regionale. Questi obiettivi si concretizzeranno in un unico atto di indirizzo, a carattere pluriennale (in sintonia con il PRS) che sarà approvato dal consiglio regionale su proposta della giunta. All'atto di indirizzo la legge rimanda sia per definire le linee di intervento che il relativo quadro finanziario. La nuova legge rappresenta anche un salto di qualità nei rapporti fra ricerca e mondo produttivo. L'articolo 8 parla, appunto, di diffusione e trasferimento della conoscenza e dei risultati della ricerca: per la prima volta si indica la strada per far interagire sistema produttivo e dei servizi con il sistema della ricerca. Tutto questo passa, fra l'altro, per il potenziamento delle iniziative di alta formazione, consolidando i rapporti che la Regione e gli enti locali intrattengono da tempo da tempo con Università e istituti di alta formazione (articolo 10). Un altro aspetto riguarda l'incentivazione di incubatori di imprese innovative (prevedendo anche strumenti di finanza innovativa o apporto di capitale di rischio).