29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
L’ex premier rifiuta la solidarietà di Berlusconi

Intercettazioni, Prodi: «Siano rese pubbliche le mie telefonate»

«No a leggi lampo sulle intercettazioni che limitino la libertà dei magistrati»

No a leggi lampo sulle intercettazioni che limitino la libertà dei magistrati. Replica così l' ex presidente del Consiglio Romano Prodi alla polemica sollevata in seguito alla pubblicazione delle telefonate sul caso Siemens sul settimanale Panorama, conversazioni private dell’ex premier con uno dei suoi più stretti collaboratori Alessandro Ovi., intercettato dai magistrati di Bolzano che indagano sulla presunta tangente pagata dalla Siemens per ottenere l'acquisto dell'Italtel in cui Ovi appare come tramite per arrivare allora presidente del Consiglio.

Con una nota Prodi fa capire alla maggioranza che non solo non intende essere il capro espiatorio per la realizzazione di una legge varata in tempi brevi ma cosa ancora più rilevante di non essere contrario all’uso delle intercettazioni visto che si tratta di uno strumento prezioso per le indagini.
«Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l'inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama - afferma Prodi in una nota - non vorrei che l'artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo di dare vita nel tempo più breve possibile a una legge sulle intercettazioni che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che, in molti casi, si è dimostrato indispensabile per portare alla luce accadimenti o azioni utili a svolgimento delle funzioni che le sono proprie».
«Da parte mia - conclude l'ex Premier - non ho poi alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche».

L’ex presidente del Consiglio mette dunque fine alla speculazione messa in campo dalla maggioranza e dallo stesso Berlusconi, che, dopo la pubblicazione di Panorama, invitavano «ad agire subito per evitare altri abusi». In verità dietro una finta solidarietà, si cela bensì l’interesse a realizzare quanto prima una legge che di fatto possa privare i magistrati di uno strumento utile, quale quello delle intercettazioni, e che nel corso degli anni, ha contribuito a risolvere molti casi, che altrimenti sarebbero rimasti irrisolti.
Nel giungo scorso infatti l’attuale governo, per tutelare ancora una volta e ancora di più gli interessi del premier Berlusconi, ha dato il via libera al disegno di legge sulle intercettazioni per limitarne l’uso e per mettere il bavaglio alla stampa prevedendo anche il carcere in caso di pubblicazione.

Le polemiche relative alle intercettazioni riguardanti Prodi, hanno raggiunto il segretario del PD, Walter Veltroni a Denver, dove si trova per la convetion dei Democratici americani. Veltroni ha subito sottolineato che «la dichiarazione di solidarietà del presidente del Consiglio a Romano Prodi è un esercizio non utile, e sarebbe bastato che i giornali di sua proprietà non pubblicassero quelle intercettazioni». Una solidarietà, precisa, che appare evidentemente falsa e non ispirata a principi e pensieri reali». Per Veltroni la questione è anche più complicata se si pensa al conflitto di interessi che riguarda lo stesso Berlusconi: «Già questa cosa in un paese come questo sarebbe inimmaginabile, pubblicano intercettazioni telefoniche contro uno degli esponenti dello schieramento avverso, l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi». Se qualcuno pensa di utilizzare questa vicenda per impedire alla magistratura italiana di fare tutto intero il suo lavoro - ha concluso Veltroni - si sbaglia e si sbaglia di grosso».

Nel caso dell’ex presidente del Consiglio si tratta di un vero e proprio attacco, di una montatura. Tra l’altro come osserva la senatrice PD Marina Magistrelli «in quelle intercettazioni non c'è nulla. Solo dialoghi tra Prodi e alcune delle decine di persone che avevano quotidianamente contatti con lui. Anzi, le intercettazioni contengono le prove dell'approccio legale e non preferenziale, che il Presidente del Consiglio aveva persino con gli amici». Anzi, per la Magistrelli, sono la dimostrazione che la destra ha paura anche solo dell’ombra di Prodi e ne è quasi ossessionata: «Hanno vinto le elezioni e governano con 120 parlamentari in più rispetto all'opposizione ma continuano ad avere l'ossessione dello statista Romano Prodi oggi, per sua scelta, fuori dalla politica italiana».
Per Felice Casson, capogruppo Pd commissione Giustizia al Senato, invita a non «approfittare di strumentalizzazioni per eliminare un mezzo d’indagine fondamentale per le forze di polizia e per la magistratura. E’ politicamente e tecnicamente possibile salvaguardare contemporaneamente la privacy del cittadino, la libertà di stampa e le esigenze istruttorie». E ricorda, inoltre, che il PD a inizio legislatura, ha presentato «un disegno di legge che affronta le questioni relative alle indagini della magistratura, alla tutela della riservatezza delle persone e alla libertà di stampa, che, se approvato, garantirà l’equilibrio fra i citati interessi costituzionalmente protetti».

AdO