Giuseppe Fioroni: «Basta giocare allo sfascio. Le liti torinesi? Trovino un'intesa»
Intervista di Roberto Zuccolini - Il Corriere della Sera
«Dolori di crescenza ». Così li chiama Giuseppe Fioroni i contrasti scoppiati in agosto all'interno del Pd. Perché «il nostro è un partito vero», non come il Pdl, «a cui manca persino il tesseramento ». Ma su ogni «caso» locale, il responsabile dell'organizzazione ha le sue idee precise.
Difende ad esempio Soru in Sardegna e Cofferati a Bologna. E mette in guardia chi avesse l'intenzione di «ricavarsi qualche satrapia» a uso personale, che sia nel Pd piemontese, toscano o altrove.
L'immagine che sta dando il Pd in questa estate è comunque quella di un partito litigioso: dal Piemonte alla Sardegna, passando per Firenze e Bologna. Non c'è un problema di fondo da affrontare?
«Prima di entrare nel merito delle questioni locali occorre registrare un dato di fatto: in questa estate si parla tanto delle nostre discussioni interne solo perché siamo un partito vero, forse l'unico che ha avviato il suo tesseramento, che fa le sue primarie, che farà i suoi congressi. A quando il tesseramento del Pdl?».
Partito vero, ma anche scontri altrettanto veri al suo interno.
«Forse è l'effetto del virus berlusconiano: siamo talmente assuefatti all'idea di partiti in cui chi conta è il leader e ciò che produce, che quando si apre un confronto interno si grida subito allo scandalo. E poi c'è un altro elemento, non secondario».
Cioè?
«Il Pd è nato neanche un anno fa e nella sua breve vita ha già affrontato le primarie e una campagna elettorale certamente non facile. Ha bisogno di tempo per rafforzare la sua identità: in politica non ci sono solo i centometristi...»
Ma il popolo del Pd, di fronte al moltiplicarsi dei duelli interni, non rischia di disorientarsi?
«Io credo nella capacità di sintesi che sapranno avere i partiti a livello regionale. In Piemonte e in Sardegna è possibile ricomporre i contrasti e trasformarli in politica».
Intanto però a Torino il sindaco Chiamparino e il presidente della Regione Bresso si scontrano con il segretario regionale Morgando.
«Chiamparino e Bresso sono un valore aggiunto di cui il Pd non può fare a meno. Certo, il partito ha anche bisogno di essere radicato in ogni Comune del Piemonte. Ecco dove serve una sintesi: nessuno può giocare allo sfascio o andare avanti a forza di insulti. Il confronto va bene se l'obiettivo è il radicamento del Pd. Va male invece se si vogliono ritagliare piccole satrapie per sottrarle al partito. Lo stesso discorso vale per la Sardegna ».
Anche lì il governatore Soru deve far fronte ad una rivolta interna.
«Io sto con quelli che vogliono far vincere il Pd alle prossime elezioni regionali. E sarebbe demenziale non ripresentare Soru, non valorizzare il lavoro che ha fatto in questi anni. Faccio notare solo una cosa a chi protesta: la Sardegna è forse l'unica Regione in cui finora non è cominciato il tesseramento. E ciò perché il partito non è strutturato sul territorio».
E gli altri «casi», quelli di Firenze e di Bologna?
«Le primarie sono un fatto positivo: se a Firenze, alla fine dei due mandati di Domenici, il 35 per cento del partito le chiede per scegliere il prossimo candidato sindaco, si dovranno tenere. E anche a Bologna si possono fare: sono sempre un valore aggiunto. Ma intendiamoci, in quella città io non avrei dubbi: se Cofferati ha governato bene, perché non riconfermarlo?».