20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Digital transformation

Smart working: cosa succede ora che non siamo più in lockdown?

Seedble lancia il progetto Exploring Smart Working a supporto dell’implementazione di un percorso consapevole e continuativo

Smart working
Smart working Foto: Unsplash

Che l’arrivo della pandemia Covid-19 abbia determinato un tanto rapido quanto consistente incremento nell’adozione di soluzioni di remote working e di digital transformation è sotto gli occhi di tutti. I dati raccolti da McKinsey mostrano come il mondo intero, sia lato aziende che lato consumatori, abbia raggiunto in sole 8 settimane un livello di digitalizzazione che si stimava conseguibile nel ben più lungo periodo di 5 anni.

È un discorso, questo, che vale anche per lo smart working: di fronte ad un evento imprevedibile come una pandemia, le aziende si sono trovate costrette ad implementare in urgenza modelli più vicini al lavoro da casa che al vero smart working. La logica remote-first ha comunque portato con sé dei benefici, tanto per il lavoratore, quanto per l’azienda, gettando le basi di quello che sembrerebbe essere soltanto l’inizio di un percorso più lungo in cui lo smart working è la meta da raggiungere.

Smart working: positivo o negativo?

In particolare, secondo una ricerca condotta da Astra Ricerche per Manageritalia su un campione di circa 1.400 iscritti all’associazione, solo il 5% dei rispondenti sostiene che il lavoro a distanza ha comportato un abbassamento della produttività per il lavoratore e il 51% è convinto che potrebbe giovare al benessere dei lavoratori e alla produttività aziendale, a patto che vi sia una diversa organizzazione del lavoro. Allo stesso tempo, l’indagine condotta da CSA Research sembra svelare un altro lato della medaglia: nel corso di questo periodo di smart working forzato, infatti, complice la pandemia, tra i lavoratori in remoto sono prevalse emozioni negative (come ansia, insicurezza e angoscia). Questo risultato è probabilmente imputabile al modo improvvisato - e perciò inevitabilmente superficiale - con cui le aziende hanno adottato soluzioni di telelavoro a partire da una condizione di scarsa se non nulla preparazione sul tema, generando incertezza nelle proprie persone.

Proprio prendendo spunto dai tanti dubbi e dalle tante domande dei lavoratori, Seedble ha deciso di mettere in campo la propria esperienza sullo smart working con l’obiettivo di fare chiarezza sul vero significato di Smart Working e sui passaggi necessari ed indispensabili alla sua efficace implementazione in azienda.

Il progetto Exploring Smart Working

«Il progetto Exploring Smart Working si propone di diffondere il paradigma dello smart working come fattore che contribuisce a creare l’organizzazione del futuro.» dichiara il CEO di Seedble, Andrea Solimene, che continua: «Lo smart working è da considerare come una delle leve principali per l’aggiornamento del sistema operativo di una realtà organizzativa, e dunque come una tappa fondamentale del percorso di innovazione.»

Per rispondere ai feedback raccolti con la sua ricerca, Seedble ha deciso di collaborare con esperti di settore che sposano la sua visione per dare vita ad una serie di Digital Meeting che affrontano i temi più discussi attorno allo smart working. I webinar, insieme a tante altre fonti di ispirazione e contenuti informativi gratuiti, sono disponibili sul portale exploringsmartworking.com

«Exploring Smart Working nasce con l’ambizione di mettere in luce un nuovo paradigma del lavoro che rivede le definizioni di spazio e di tempo, mettendo al centro l’individuo, le sue esigenze e il suo benessere, ed esaltando la collaborazione, e la creazione di innovazione attraverso il contatto cross-funzionale. Si tratta di una sfida molto complessa che richiede visione e un approccio al cambiamento che sposa il digitale in senso lato. Quanto le aziende italiane sono pronte? Avremo di sicuro maggiori indicazioni nel primo semestre 2021.»