2 maggio 2024
Aggiornato 15:30
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Startup, come ottenere i capitali per la tua impresa

I capitali per una startup si possono reperire sia attraverso bandi che investimenti

Startup, come ottenere i capitali per la tua impresa
Startup, come ottenere i capitali per la tua impresa Foto: Shutterstock

MILANO - Reperire capitali, per una startup, specie in Italia, può essere un’impresa ardua. Nonostante un’evangelizzazione profonda sulle tematiche relative alla digitalizzazione, nel 2017 i milioni investiti in startup ammontano a 110.8, 68 in meno rispetto ai 178 milioni del 2016. Una cifra ridicola se pensiamo che per l’Europa, invece, l’anno appena trascorso è stato d’oro, con 19 miliardi di euro investiti in imprese innovative. Caratterizzate da un nanismo inconfondibile, le nostre startup faticano a scalare. In Europa siamo all’undicesimo posto sia per numero di scaleup (135) che per capitale raccolto (quasi 1 miliardo di dollari), equivalente allo 0,05% del pil, ben al di sotto della media continentale (0,32%). Giusto per farci due calcoli, nel Regno Unito il numero di scaleup è dieci volte superiore alle nostre e raccoglie 22,4 volte più investimenti.

I bandi
Al netto dei drammatici risultati, che potrebbero scoraggiarvi (ma non demordete, ndr.), le possibilità per reperire capitali ci sono e sono costituite principalmente dai bandi e dagli investimenti (privati o istituzionali). Partendo dai primi, essi normalmente vengono richiesti da startup early o middle stage per i primi sviluppi societari ed espansione nel territorio nazionale. In ogni caso è necessario prestare attenzione giacché i fondi erogati dai bandi possono essere sia a fondo perduto che a tasso agevolato.

«Nel primo caso nulla andrà restituito e quindi non vi sono particolari problemi, mentre nel secondo caso la somma andrà comunque restituita anche se con un tasso agevolato rispetto alle classiche erogazioni di credito, dovendo quindi restituire quanto ricevuto - ci spiega Alessandro Basile,di Legal DS, studio legale a Milano specializzato sulle tematiche privacy e investimenti in startup -. Ciò significa che la startup dovrà con il fatturato solitamente non molto alto nei primi anni di vita restituire quanto dovuto rischiando di rimanere senza liquidità in cassa». La partecipazione ai bandi va quindi valutata con molta attenzione, con la consapevolezza di come saranno gestiti i fondi ricevuti e, soprattutto, in previsione dei flussi di cassa previsti per la durata del finanziamento. In ogni caso, sia che i bandi siano a fondo perduto che a tasso agevolato, la documentazione da presentare, la relativa complessità e i requisiti per partecipare variano per ogni singolo bando e sarà bene prestare attenzione a come essi verranno presentati dalla startup.

Gli investimenti
Il discorso cambia quando parliamo di investimenti da parte di privati o da parte di investitori istituzionali. Nel primo caso potranno essere i c.d. FFF (family, friends and fools) all’inizio dell’attività, oppure potranno essere, in una fase più avanzata i business angels (da soli o in gruppo con un club deal) che investono fino alla fase di seed anticipando il primo round di investimenti. In sede di detto primo round interverranno poi gli investitori istituzionali, ovvero i venture capitalists che opereranno prima con un investimento di capitale e poi con un secondo round o un’eventuale acquisizione della startup permettendo ai fondatori una exit strategica. «Mentre per i FFF l’investimento è un credere nel team della startup e nell’idea - continua Alessandro Basile -, per per tutti gli altri soggetti il capitale viene conferito in ottica di ROI (Return On Investment) di modo da farlo aumentare in caso di exit». In ultimo, è opportuno notare che oltre a queste tipologie di investitori ci sono Venture Capitalists che fanno tanti investimenti di piccolo taglio, ovvero i pre-seed (in Italia vanno fino a 100mila euro) di modo da poter anche formare e accelerare le start-up in cui hanno investito allo scopo di diversificare gli investimenti e ridurre il rischio di investimenti.

E’ opportuno ricordare che con la Legge di Bilancio del 2017, il MISE ha previsto una serie di incentivi fiscali per chi decida di investire in startup innovative. In particolare, per le persone fisiche è prevista una detrazione dall’IRPEF lorda pari al 30% della somma investita nel capitale sociale delle startup innovative, fino ad un investimento massimo di un milione di euro annui; per le persone giuridiche è prevista una deduzione dall’imponibile IRES pari al 30% dell’investimento, con tetto massimo di investimento annuo pari a 1,8 milioni di euro.