19 marzo 2024
Aggiornato 04:00
politica

Chi è l’imprenditore veneto che ha creato il partito politico degli innovatori

La storia di Andrea Dusi, imprenditore che ha lavorato all'estero, che ha fallito, ma è anche riuscito a fare un'exit milionaria. E che oggi fonda un nuovo partito politico

MILANO - La notizia della creazione del partito politico «Italia 10 volte meglio» non ha mancato di smuovere il popolo italiano degli innovatori, dal piccolo imprenditore di provincia al professore di Università. Un fiume di commenti tra chi si è dimostrato curioso e chi, invece, ha puntato subito il dito, parlando di demagogia. Le imminenti elezioni politiche stanno portando parlamentari e non a sfoggiare pseudo programmi elettorali per condurre alla ribalta il nostro Paese, focalizzandosi in modo particolare sulla digitalizzazione, vero e unico traino che potrebbe svoltare le sorti della Penisola. «Italia 10 volte meglio» si dice un partito autonomo fatto di tutti coloro che hanno voglia di cambiare il nostro Paese. Che parte dal basso. Inevitabilmente il richiamo a un altro partito politico nato con le medesime caratteristiche e che ha recentemente e ugualmente attirato le lamentele più salienti della popolazione.

Questa volta è diverso? Potrà funzionare? E’ presto per dirlo e prima di puntare il dito c’è da oltrepassare la soglia di sbarramento del 3% per candidarsi alle prossime elezioni 2018. Ciò che possiamo raccontarvi, però, è la storia di chi il partito l’ha fondato, che prima di essere un uomo che ha deciso di dedicarsi alla cosa pubblica, è un imprenditore. Di successo. Lui è Andrea Dusi, fondatore dell’azienda WhisDays (cofanetti Emozione3) venduta nel 2016 al competitor SmartBox per una cifra che si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro. Insomma, un imprenditore che l’impresa la sa fare. E che ha visto come funziona all’estero, lavorando anche negli USA dal 1995 al 1996 sui primi progetti online al mondo. Un imprenditore che ha saputo fallire (sono 85 i progetti lanciati e solo 3 andati a break even), ma anche fare un’exit milionaria. In Italia. Nonostante le condizioni del nostro territorio e, come dicevamo, nonostante i fallimenti. Dopo aver lavorato nella consulenza direzionale (Roland Berger e Arthur D. Little) nel 2003 ha lanciato la sua prima startup OneSlicy, che produceva T-shirt con una manica lunga e una manica corta. Un progetto fallimentare che, però, gli ha insegnato molto.

La società WhisDay da lui fondata a Verona nel 2006 è, ancora oggi, uno degli esempi portanti per gli startupper del nostro Paese. Soprattutto per l’exit di circa 20 milioni di euro effettuata dal competitor SmartBox, quello dei cofanetti regalo che tutti noi abbiamo comprato almeno una volta. In 10 anni dalla sua nascita WishDays ha sviluppato un bel business nel settore dei cofanetti regalo: oltre 18 milioni di fatturato per un valore trattato di circa 90,35 milioni di stipendi pagati. E poi il salto, perché - dice Dusi - anche sei hai 40 anni non puoi permettere di fermarti. Subito dopo Dusi si è impegnato in ImpactScool, un progetto nato per portare la tecnologia nelle università, con Cristina Pozzi che ha portato anche nel partito «Italia 10 volte meglio» come vice presidente (e che è stata altresì co-fondatrice di WishDays).

Oggi Andrea Dusi ha deciso di lavorare per l’Italia. Vuole creare (con il suo team) 3 milioni di posti di lavoro in 5 anni ed educare all’imprenditorialità il nostro Paese. «Di fronte a uno scenario politico con limitata esperienza abbiamo deciso di mettere insieme teste e competenze, storie imprenditoriali da Nord a Sud, giovani e meno giovani - ci ha raccontato Andrea Dusi -. Nel nostro team abbiamo manager e imprenditori che hanno creato nel mondo migliaia di posti di lavoro. Sappiamo come farlo e abbiamo deciso di mettere da parte la nostra occupazione per dedicarci alla cosa pubblica. E per senso civico».

Oltre all’occupazione, Dusi e il suo team lavoreranno sul turismo, «l’obiettivo è quello di raddoppiare il volume di fatturato in 5 anni» di tutte le imprese che lavorano in uno dei segmenti più importanti per il nostro Paese (il turismo, ndr.). Ma anche nuove tecnologie, con intelligenza artificiale e robotica in testa. «Lavoreremo per i liberi professionisti, togliendo la partita IVA ai lavoratori che hanno meno di 80mila euro di fatturato l’anno», dice Dusi che come altro grande pilastro ha il tema dell’educazione. Un’educazione a 360 gradi, capace di riscoprire quelle materie che sono tipiche della nostra cultura, come la matematica e la filosofia. «E un’educazione che mira a creare delle figure capaci di competere e affrontare le sfide tecnologiche non solo oggi, ma anche fra 10-15 anni», spiega ancora Dusi.

Non sappiamo se sarà un progetto fallimentare o se potrà davvero raggiungere le poltrone del Parlamento. La strada è impervia, ma nessuno ha detto che sarebbe stato semplice. Ma queste persone sono preparate. E potrebbero portare soluzioni concrete. Davvero.