19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
con i big data

Come stanno cambiando le regole SEO

Le regole SEO sono state davvero soppiantate dai Big Data e dall'intelligenza artificiale? Ne abbiamo discusso anche con Pasquale Gangemi, SEO Specialist e Head of Operations di Pro Web Consulting, agenzia specializzata in strategie SEO

ROMA - Oggi se vuoi essere competitivo devi affidarti al mercato dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale. Il settore è talmente in espansione che mira a coinvolgere praticamente tutti i settori e a raggiungere i potenziali 40 miliardi, a livello globale, entro il 2022. Quando parliamo di tutti i settori, intendiamo proprio tutti, dalla realtà virtuale alla medicina, dai pagamenti digitali al marketing. Certo, per essere più visibili sul web oggi servono i Big Data e il Machine Learning. «Le regole SE0 hanno perso il loro valore iniziale», ci aveva raccontato in un’intervista Andrea Volpini, CEO di Wordlift, una startup che, grazie all’intelligenza artificiale e a un plugin, è capace di suggerire all’utente il miglior contenuto editoriale da sviluppare per renderlo più appetibile e visibile sul web. Ma la SEO è davvero scomparsa? I dubbi ci vengono e così approfondiamo il discorso con la Pro Web Consulting, un’agenzia SEO specializzata.

La SEO oggi: utente al centro e qualità dei contenuti
Di fatto, una strategia completa di web marketing comprende necessariamente più attività, spesso complementari tra loro. Sotto le luci della ribalta oggi c’è il Programmatic e si sente sempre più parlare di Big Data e intelligenza artificiale. E le altre discipline, come la SEO? L’ottimizzazione per i motori di ricerca è una materia in continua evoluzione, che si adatta sempre più non solo agli aggiornamenti degli algoritmi ma anche alle variazioni comportamentali degli utenti.

Approccio utente-centrico nella scelta delle keyword
Sono diversi i fattori che stanno portando a una sempre più decisa modifica delle modalità di ricerca su Google e affini: è il motore di ricerca stesso a prediligere la query long-tail (cioè «a coda lunga», ossia formate da più termini concatenati tra loro in modo corretto, articoli e preposizioni compresi) con una struttura più vicina al parlato, rispetto alla sintetica giustapposizione di keyword secche usata fino a qualche anno fa. Basti pensare, ad esempio, alla vocal search, che spinge necessariamente nella direzione di un linguaggio più «reale» e colloquiale. Ecco perché è essenziale, già dalla fase di ricerca delle keyword alla base di una strategia SEO, non focalizzarsi solo su singoli termini con un alto volume di ricerca per una specifica industry, ma anche su quelle keyword a coda lunga che ogni user è più portato a digitare. Non si tratta, quindi, di una fredda raccolta di termini ad alto potenziale, ma di una vera ricerca quasi «sociologica», atta a comprendere il comportamento dell’utente online quando ricerca un prodotto o un servizio, per informarsi ed orientarsi prima di un acquisto.

Search Intelligence: trend stagionali e contenuti
E non solo il comportamento dell’utente cambia seguendo modalità differenti: si modifica anche nel corso dell’anno, seguendo la stagionalità di prodotti e servizi. Per questo è fondamentale, soprattutto per chi voglia costruire piani editoriali con contenuti di qualità e facilmente posizionabili in SERP, monitorare i trend di ricerca per seguire gli interessi degli internauti, attraverso la cosiddetta Search Intelligence. Ad esempio, se si vuole redigere un planning efficace per un portale editoriale dell’ambito ricette, sarà indispensabile adattarlo in base ai volumi di ricerca degli ingredienti «del mese» o dei topic più in voga: dai menu di
Natale a dicembre alle ricette di Carnevale in febbraio, fino alle diete detox prima della prova costume e ai piatti a base di zucca per l’autunno. Fare SEO significa, infatti, sapere mescolare forti competenze tecniche – conoscere le «macchine», quindi – ma anche avere una capacità più ampia di visione strategica, oltre ad un approccio analitico che parta dal monitoraggio del mercato di riferimento e dall’analisi dei dati.

Intelligenza artificiale, motori di ricerca e SEO
Se gli algoritmi dietro ai motori di ricerca si evolvono per abbracciare sempre di più una prospettiva «umana», probabilmente non è molto sensato sostenere che le intelligenze artificiali andranno a soppiantare le capacità umane. Piattaforme e CMS capaci di favorire la creazione di contenuti user-friendly possono essere un valido supporto, ma non possono sostituire la creatività umana. «Difficile pensare che un testo elaborato da un’intelligenza artificiale possa cogliere tutte le sfumature semantiche e i dettagli di contesto dati dalla sovrastruttura culturale di un popolo, di un settore, di una community di individui – commenta Pasquale Gangemi, SEO Specialist e Head of Operations di Pro Web Consulting – invece, un testo ben scritto in italiano, ben formattato, ottimizzato, informativo e pregnante per un determinato argomento, ideato da umani per umani, sarà pregevole anche agli occhi delle macchine, cioè dei motori di ricerca».