I dieci trend tech del 2017
Ericsson ha elaborato un rapporto che evidenzia i trend del prossimo anno: la parola d'ordine è realtà virtuale. Molte tecnologie ruoteranno intorno a questa tendenza esplosiva
ROMA - La parola d’ordine per il 2017? Immagini in movimento, realtà virtuale e aumentata. Il nostro cervello, cablato per rispondere in maniera molto più efficiente alle immagini piuttosto che al testo scritto, dominerà le prossime tendenze. Del resto già lo abbiamo visto con Facebook e con quanti utenti siano letteralmente impazziti per le dirette Live. L’algoritmo di Marck Zuckerberg, poi, mette principalmente in evidenza i contenuti video, a dispetto dei posti calligrafici. A individuare i trend del 2017 ci pensa il rapporto di Ericsson, secondo cui anche la robotica o l’Internet of things andrà inesorabilmente verso il mondo grafico e della realtà virtuale. Ecco le 10 tendenze elaborate dallo studio.
Realtà Virtuale
Secondo Cisco stiamo parlando di un mercato potenziale che crescerà di 61 volte prima del 2020. La realtà virtuale rappresenta uno dei maggiori aggiornamenti di Windows 10, sempre più esercizi pubblici si stanno dotando di percorsi virtuali per aumentare il loro traffico di clientela: il 40% delle persone ha, infatti, dichiarato di volere il prima possibile un computer con un’interfaccia VR o AR (realtà aumentata). Queste tecnologie, per diventare popolari, debbono assumere le stesse caratteristiche di uno smartphone, con una batteria durevole, connessi e senza fili. L’avanzare di queste tecnologie, poi, vuol dire solo una cosa: che è giunto il momento per le reti 5G.
Intelligenza artificiale
Automi che prendono vita, programmati che si ribellano e assumono consapevolezza. Paure e dubbi che hanno animato numerosi film dove i robot si ribellavano all’uomo. Uno scenario apocalittico, certo, ma non si può dire che l’intelligenza artificiale non stia facendo passi verso questa direzione, se non altro verso dei robot sempre più umanoidi. Oggi l’intelligenza artificiale, peraltro, ha molte applicazioni: per l’analisi dei Big Data, nell’assistenza vocale dei nostri smartphone, nella legislazione. L’intelligenza artificiale può essere usata anche per lavoro: il 35% ha dichiarato di volere un assistente virtuale sul posto di lavoro, 1 su 4 vorrebbe addirittura che fosse il capo della società. L’altra faccia della medaglia è costituita, tuttavia, dalle persone che credono che - a causa dell’AI - molto personale perderà il lavoro.
Internet of Things
Sempre più persone si stanno abituando al concetto di oggetti connessi: allarmi di casa o riscaldamento connessi e commendabili attraverso lo smartphone, frigorifero, riproduzione multimediale controllata a distanza. Due utenti su 5 credono che i telefoni impareranno presto i nostri movimenti per poi farli autonomamente, così come interagire con altri oggetti.
Auto senza conducente
Le auto a guida autonoma stanno già circolando. Gli occhi sono puntati sul mercato dell’automobile, ma laddove si prevede che la guida autonoma possa rendere il car sharing la modalità base dei trasporti, il punto di vista dei proprietari di auto sembra piuttosto incerto. C’è da dire che la maggiorparte del traffico arriva dal trasporto di merci, anziché di persone. La prospettiva più valida, quindi, sembra proprio essere quella del pedone. E’ interessante notare come di questi due su 5 vogliono che il loro telefono abbia delle applicazioni per mettere loro in guardia da ostacoli, oltre ai segnali stradali e luci incorporate nelle pavimentazioni. In ogni caso, la maggior parte di questi pedoni vorrebbe autobus e auto a guida autonoma.
Merged reality
Avete presente Pokemon Go, una realtà virtuale dentro la realtà reale. Sembra un gioco di parole, ma il trend del prossimo anno sembra essere proprio questo. La realtà virtuale nella vita di tutti giorni: ben 4 utenti su 5 di VR crede che questa diventerà indistinguibile dalla realtà nei prossimi 3 anni, mentre la metà delle persone intervistate sarebbe interessata ad acquistare guanti o scarpe che permettono di interagire con oggetti virtuali
Sincronizzare tatto e vista
Nonostante i progressi ancora oggi soffriamo di mal d’auto o mal d’aereo. Insofferenze che oggi, con la realtà virtuale, si manifestano anche quando togliamo un visore dai nostri occhi. Tutto sembra ovattato, ondeggiante. Ed è molto frequente sentirsi male: per questo che una persona su tre vorrebbe delle pillole per porre fine a questi fastidi. Di fronte a una società sempre più multytasking, sono parecchi gli utenti che - ad esempio - vorrebbero tecnologie capaci di sincronizzare i vari parametri del corpo per svolgere contemporaneamente più lavoro o più sport.
Wearable device
Laddove non arriva lo smartphone può arrivare il wearable device: un utente su tre crede che entro il 2020 potrà indossare almeno 5 device. Non solo, perché questi device saranno in grado di avere altre funzioni rispetto alla semplice salute o wellness. La prossima area è quella della sicurezza (pulsanti anti-panico, localizzatori intelligenti e autenticatori di identità).
I social network
I social network diventano lo strumento per incontrarsi offline. Cosa positiva se non fosse che l’incontro offline è imprescindibile e rispecchia il comportamento avuto sulla rete. Secondo i dati del report, un quarto delle persone rivede i propri contatti periodicamente, eliminando i contatti che sentono in disaccordo con loro. Per questo si vanno a creare «compartimenti stagni» nei social in cui tutti i propri contatti sono costituiti da persone con stessi gusti e pensieri.
Realtà aumentata e sicurezza
Molte persone vorrebbero usare la realtà aumentata per illuminare un ambiente proprio o evidenziare persone potenzialmente pericolose. Ma non è tutto: più di un utente su tre vorrebbe indossare visori che cambiassero le persone vestite male, eliminassero i graffiti sui muri o la spazzatura. Insomma una realtà virtuale per uso personale, dove il mondo appare più pulito e le persone sono buone. Un atteggiamento che, per certi aspetti, pone non pochi dubbi.
Il privacy divide
Due utenti esperti di Internet su 5 preferiscono usare solamente servizi criptati, ma le opinioni sono divise. Il «divide» consiste nel fatto che le persone non capiscono bene chi prende i propri dati e che uso ne fanno. Un terzo degli intervistati pensa che la privacy come concetto non esisterà più nei prossimi 3 anni.
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