19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
fintech

Come fare soldi con i like

La startup Paymeabit ha sviluppato un sistema attraverso il quale è in grado di generare un guadagno per ogni consenso, mi piace, messo a un post

CAGLIARI - Ormai Facebook è diventato uno strumento importantissimo non solo per la comunicazione, per la nostra voglia di emergere. Dall’utilizzo del social network blu come diario per postare l’evolversi della nostra vita, oggi ci ritroviamo di fronte a un vero e proprio strumento di business. Come trasformare, nel nostro piccolo, una pagina, un profilo in qualcosa di più tangibile?

Monetizzare i like
E’ la domanda che si sono posti i fondatori della startup Paymeabit (letteralmente Pagami un po’), Giuseppe Laddomada e Sergio Masala. Come monetizzare i contenuti che si trovano oggi gratuitamente sui social network a partire dai like degli utenti? «Ogni giorno su Facebook vengono dati 4,5 miliardi di ‘mi piace’, visitate milioni di pagine senza valore e non era questo los spirito con cui è stato creato Internet», ha spiegato Laddomada. L’idea si fonda su una piattaforma sulla quale chiunque può postare i suoi contenuti e ricevere consensi sotto forma di «bit», piccole parti di bitcoin che valgono meno di un centesimo di euro. Funziona come il 'like' di Facebook, con la differenza che si trasferisce una piccola quantità di valore. Insieme al 'premio', sulla piattaforma si può anche vendere beni digitali a un determinato prezzo. Il Bitcoin, che oggi vale circa 600 euro, è una moneta virtuale che si scambia senza intermediari bancari attraverso un database dove le transazioni sono costantemente validate.

La definizione di Blockchain
La blockchain è un database distribuito che sfrutta la tecnologia peer-to-peer e chiunque può prelevarlo dal web, diventando così un nodo della rete. In poche parole è una sorta di database in cui sono registrate tutte le transazioni fatte in Bitcoin dal 2009 a oggi, transazioni rese possibili dall’approvazione del 50%+1 dei nodi. Il sistema, per sua natura, è completamente aperto e non ha bisogno del benestare delle banche perché avvenga la transazione. La blockchain può essere utilizzata soprattutto per tutte le operazioni che riguardano un gruppo di persone. Garantisce il corretto scambio di titoli e azioni, può sostituire l’atto notarile. E questo perché sono gli stessi nodi a garantire l’affidabilità delle transazioni economiche. Di fatto, rispetto a un sistema come PayPal è decisamente più sicuro. Le transazioni viaggiano in rete e sono registrate nel blockchain  in forma cifrata, validate dalla firma digitale di chi ha originato la transazione. In questo modo l’identità di chi ha generato una transazione è pubblica, mentre non lo è la natura delle transazione (questo tra l’altro rende la rete Bitcoin non molto adatta a chi fa seriamente riciclaggio di denaro perché non è anonima).

Ancora in versione beta
Attualmente stiamo parlando di una piattaforma ancora in stato embrionale, ma che potrebbe trasformarsi in uno strumento molto valido. Dopo il lancio della versione beta, in poche settimane diverse centinaia di utenti hanno postato su Paymeabit, creando una microeconomia da 60mila bit. L’obiettivo della startup, naturalmente, è quello di far crescere la piattaforma e creare delle partnership che integrino Paymeabit in altri sistemi.

I contenuti di qualità
Ma perchè pagare per un contenuto quando si è praticamente sommersi da un’infinità di contenuti gratuiti? La risposta, secondo i fondatori, viene da una startup olandese, Blendle, che ha convinto gli utenti a pagare per leggere i suoi articoli. La verità è che l’utente è disposto a pagare per leggere articoli di qualità, laddove emergono dei contenuti specifici, particolari e di un certo livello. Per questo motivo la startup Paumeabit vorrà puntare su contenuti premium, non alla portata di tutti, differenziati e che possano comunque avere valore economico. Chiaramente ci vorrà del tempo per superare la cultura del gratuito dopo che Internet l’ha avvalorata così tanto, ma specie in questo campo, l’economia segue fasi cicliche e la Blockchain sta esplodendo anche in Italia, a rilento, ma la speranza è l’ultima a morire.