19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
rischio automazione

I robot non ci ruberanno il lavoro, il segreto è nell'educazione

L'automazione potrebbe mettere a rischio le nostre professioni e aumentare le disuguaglianze. Il tutto, però, potrebbe essere largamente ridotto da una più ampia educazione e istruzione

ROMA - Agli albori di quella che in tanti chiamano rivoluzione digitale anche Amazon era nato per vendere per lo più libri, assumendo scrittori ed editori. Lo scopo era quello di creare una libreria amichevole dove ci fossero recensioni utili e raccomandazioni. Ma l’epoca degli scrittori e degli editori non durò a lungo, soppiantati dal Amabot, l’algoritmo in grado di analizzare i trend di acquisto degli utenti. Un piccolo aneddoto per fare il punto su quella che è stata ribattezzata la «seconda età della macchina», dove la macchina sarà il nostro più avido concorrente, per ciò che riguarda i posti di lavoro. Ma sarà davvero così?

Non siamo a rischio automazione
Non è detto. A sostenerlo è il recente studio a cura del Dipartimento OECD per l'occupazione, il lavoro e gli affari sociali «Il rischio dell’automazione per gli impieghi nei Paesi OECD: un’analisi comparativa». Secondo il team di ricercatori, solo il 9% degli attuali impieghi in 21 Paesi del mondo sono potenzialmente destinati ad essere sostituiti dai robot. Un dato in netta contrapposizione con quello pubblicato dall’Oxford Martin School che prevede una diminuzione di posti di lavoro pari al 47% solo negli Stati Uniti da qui ai prossimi 20 anni. Quando il nostro lavoro sarà svolto dalle macchine. Il tema è dibattuto e come spesso avviene in questi casi si suddivide in fazioni che la pensano l’una in modo inverso dall’altra. Del resto, stiamo pur sempre parlando di ipotesi. Anche se i dati ci sono e sono reali. Di fatto il nuovo rapporto evidenzia come vi siano molte mansioni decisamente poco suscettibili allo sviluppo tecnologico e che l’intelligenza artificiale potrà solo lambire, lasciando, invece, largo spazio all’operato umano.

L’educazione riduce le disuguaglianze
La percentuale di lavori a rischio robot cambia di nazione in nazione anche se secondo il report stiamo parlando di cifre davvero irrisorie e completamente contrapposte all’analisi effettuata dall’Oxford Martin. La media si attesta intorno al 9%, la Corea del Sud è il Paese meno a rischio automazione con il 6%, più alto il rischio in Germania e Spagna (12%), pari merito Italia e Inghilterra con il 10%. Anche se il pericolo di automazione dei posti di lavoro potrebbe essere sopravvalutato, una certezza c’è: questa rivoluzione industriale potrà generare una considerevole divisione del bottino economico, accrescendo in qualche modo anche le disuguaglianze di reddito nei prossimi decenni. Come possono le società rispondere a queste preoccupazioni? L’economista olandese Jan Tinbergen ha attribuito gran parte dell’ampliamento dei divari di reddito a una «gara tra l’educazione e la tecnologia». quando i livelli di istruzione sono in aumento rispetto ai miglioramenti della tecnologia, il divario si restringe: quando sono evanescenti, il divario si allarga. Ecco perché è importante focalizzarsi sull’educazione e istruzione digitale, in particolare per la costruzione di solide fondamenta nei primi anni di vita dei bambini.