Perché il cibo è la nuova frontiera della tecnologia
Nel 2015 sono stati investiti 6 miliardi di euro nel Food. Nei prossimi anni creerà un milione di posti di lavoro e genererà un impatto sull’economia nei prossimi anni di oltre 3 trilioni di dollari

MILANO - Quello che caratterizza la Food Innovation è una forte convergenza di molte discipline ed esperienze, l’elevata intersezione di molte soluzioni sia a livello di filiera che nei confronti dei bisogni e delle esigenze che si vanno a soddisfare, ma soprattutto l’elevato impatto in molti settori e industrie, alcune delle quali solo apparentemente o fino ad oggi lontane: elettronica, telecomunicazioni, bio e nano tecnologie, pharma, robotica, aerospaziale (satelliti e droni), packaging, architettura e design (urban farming), etc.
L’opportunità della Food Technology
Quasi 6 miliardi di euro sono stati investiti nel 2015 nel settore che, secondo alcune previsioni, creerà un milione di posti di lavoro e genererà un impatto sull’economia nei prossimi anni di oltre 3 trilioni di dollari. Si prevede, ad esempio, che solo il CEA e solo negli Usa varrà 1.75 trilioni di dollari. Il Segretario di Stato americano John Kerry nel suo intervento a Expo Milano 2015 del 17 ottobre, ha affermato che «food security e climate change devono essere considerati un unicum e sono una priorità per gli Usa. Per questo verranno spesi nei prossimi anni nell’innovazione di questi settori 17 trilioni di dollari e si creerà una ricchezza maggiore di quella che è stata creata negli anni ’90 con il settore tecnologico.» Pochi mesi prima il Segretario americano all’agricoltura aveva dichiarato: «il cibo è la nuova frontiera della tecnologia». Solo negli ultimi mesi sono stati annunciati da vari paesi come Cina, Oman, Arabia Saudita, Giappone, Emirati Arabi etc., investimenti di miliardi di dollari per i prossimi anni nell’agri food. L’Arabia Saudita ad esempio investirà in acquacoltura, acquaponica e idroponica nei prossimi 15 anni 8 miliardi di dollari. Il cibo è, senza ombra di dubbio, il nuovo petrolio. Lo è per quello che rappresenterà in termini economici, ma anche geopolitici.
L’opportunità per l’Italia
Esiste pertanto una grande opportunità di presidiare questo nuovo e ampio settore con ricadute economiche sull’intero sistema Paese e, come è stato scritto, far diventare l’Italia una superpotenza in un settore in cui ha credibilità, competenze, eccellenze e molti altri tasselli necessari all’ecosistema. Questa occasione non è solo collegata all’importanza del difendere e valorizzare uno degli asset fondamentali del Paese, l’agroalimentare, per il suo valore economico, incluse le significative potenzialità di crescita, e per le sue unicità ed eccellenze e per la sua capacità di effetto traino su altri settori (turismo in primis), ma per l’opportunità unica e irripetibile di protrarre nel tempo ed allargare gli effetti di quello che, grazie ad Expo Milano 2015, l’Italia è stata per alcuni mesi: il centro del mondo per il cibo, la nutrizione e la sostenibilità del Pianeta. Investire nella food innovation e quindi nell’eredità di Expo, può creare un effetto virtuoso in molti settori dell’economia coinvolti, attirare investimenti esteri oltre a creare un vero e proprio nuovo settore; secondo Jeremy Rifkin il combinato di questa azione genererebbe un incremento del Pil superiore all’1.5%: 30 miliardi di euro.
Italia leader mondiale per la sicurezza
L’Italia, infatti, oltre alle cose maggiormente conosciute, ha una posizione di leadership mondiale nella sicurezza alimentare, nell’agricoltura sostenibile e in quella biologica, nelle macchine agricole, ma è anche tra i leader in altri settori che contribuiranno e saranno impattati dalla food innovation come aerospaziale,bio tecnologie,nano tecnologie,robotica e automazione, packaging, design, depurazione acque. In Italia hanno inoltre sede le filiali delle principali multinazionali del tech, alcune delle quali sono già oggi il punto di riferimento a livello globale per soluzioni legate alla food innovation (Cisco e Accenture ad esempio); per le altre la creazione di un ecosistema sarebbe l’occasione per ottenere dalle rispettive case madri attenzione e investimenti attivando quell’enorme potenziale di trasferimento tecnologico «assopito» in decine di centri, universitari e di ricerca, di eccellenza. Non è neanche da sottovalutare il fatto che le tre organizzazioni internazionali dell’Onu (Fao, Wfp e Ifad) che si occupano di food abbiano sede nel nostro Paese, così come l’Efsa, l’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare. Molto importante sarà pertanto Human Technopole che nascerà sul sito di Expo, dove lo studio per nuovi cibi, la nutrizione e la sostenibilità ed anche i big data applicati a questi scopi, troveranno un centro di ricerca multidisciplinare.