Perchè la food innovation è un processo necessario
La food innovation è l'innovazione di tutta la filiera agroalimentare. Può contribuire a risolvere l'aumento della popolazione, l'inquinamento, l'urbanizzazione e tutelare la salute

MILANO - Quando si parla di food occorre considerare il settore nella sua interezza: dall’agricoltura al consumo. Si tratta quindi non solo di un settore vitale all’uomo, ma del più grande settore economico del mondo, che occupa il 40% della forza lavoro globale e che vale più di 5.000 miliardi di euro. E’ inoltre il settore maggiormente correlato, in un rapporto di causa ed effetto, a salute e ambiente. Difesa dell’ambiente e food security devono infatti essere considerate un tutt’uno.
La food innovation
La food innovation riguarda le innovazioni in tutta la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola. L’aumento della popolazione mondiale e del consumo di proteine, i cambiamenti climatici e la crescente scarsità di risorse disponibili, i mutamenti socio demografici e la tutela della salute, l’evoluzione irreversibile e conclamata nei processi di scelta e acquisto, impongono un cambiamento nei modi in cui il cibo è prodotto, trasformato, distribuito, comunicato e consumato. Mai prima d’ora nella sua storia l’uomo si è trovato di fronte a sfide così urgenti e di breve periodo; mai prima d’ora ha avuto a disposizione l’infrastruttura tecnologica per affrontarle; dalle potenzialità, per alcuni aspetti, ancora tutte da scoprire o applicare.
Le sfide
Aumento della popolazione mondiale: fra 10 anni ci saranno sulla terra un miliardo di persone in più e con la crescita del reddito aumenterà anche il consumo di proteine animali. Entrambe le crescite proseguiranno negli anni successivi per arrivare nel 2045 a una popolazione mondiale di 9 miliardi di persone (+ 30% rispetto ai 6 mld del 2000) per la quale si prevede sarà necessario produrre il 70% in più di cibo.
Inquinamento e cambiamenti climatici: l’agricoltura attuale contribuisce al cambiamento climatico generando quasi un terzo dei gas serra (più di tutti i trasporti messi assieme) e, a sua volta, ne subisce pesantemente gli effetti con la riduzione progressiva dei terreni coltivabili e fenomeni meteorologici estremi che possono mettere in serio pericolo le produzioni e avere conseguenze a livello globale.
Diffusione di parassiti e infestanti: i cambiamenti delle temperature ma anche l’aumento del commercio mondiale, influiscono sulla proliferazione e diffusione di alcune specie di insetti o di erbe infestanti e batteri, impattando pesantemente sulla produzione agricola. In Italia un caso recente è quello della Xylella.
Lotta agli sprechi: secondo la FAO, oggi un terzo del cibo prodotto viene sprecato in ogni passaggio della filiera e tale spreco costa ogni anno $. 2.600 miliardi. Sostegno dei piccoli produttori: i piccoli produttori agricoli sono in alcune economie l’elemento cardine delle stesse e anche i guardiani della salvaguardia della biodiversità, fondamentale non solo per alcune produzioni locali ma anche per interi ecosistemi.
Urbanizzazione e flussi migratori: anche nei Paesi in via di sviluppo nei prossimi anni gran parte della popolazione risiederà nelle città e soprattutto nelle metropoli. Si renderà quindi necessario produrre sempre più cibo nei centri urbani. Sarà inoltre opportuno investire nell’ agri-food in Africa per contenere i flussi migratori dal Continente.
Tutela della salute: Ogni anno nel mondo 1 persona su 10 si ammala per patologie di origine alimentare (batteri e agenti chimici) ed oltre 400.000 muoiono a causa di questo. Nella sola UE sono 23 milioni le persone che si ammalano e 5.000 i decessi correlati. A ciò vanno aggiunti gli effetti sociali ed economici di una errata alimentazione: intolleranze, diabete, obesità, etc.
I millennials: La generazione Y (i nati tra il 1980 e il 2000) rappresenta al tempo stesso una sfida ma anche l’opportunità per innovare l’intero food system. Sono una sfida per le aziende del food che dovranno molto velocemente adattarsi alle esigenze e abitudini di questa generazione che fra un anno costituirà il più grande gruppo di consumatori e fra cinque anche quello con il più grande potere di spesa (negli Usa nel 2020 guideranno oltre il 30% di tutte le vendite). I millennials non solo sono nati digitali e quindi sui canali digitali compiono le loro scelte (si informano, confrontano) ed effettuano gran parte dei loro acquisti, ma sono considerati il motore della green economic revolution. Secondo vari analisti la loro richiesta di prodotti più sani e sostenibili creerà un effetto dirompente in tutta l’industria del food. Una ricerca di Forbes riporta che 9 su 10 preparano cibo a casa tre o più volte a settimana (più delle generazioni precedenti), un terzo considera la tutela dell’ambiente nell’acquistare cibo; oltre il 50% supporta produttori locali. Rappresentano quindi l’opportunità concreta di innovazione per i loro comportamenti d’acquisto (con una magnitudo senza precedenti), per il ruolo che occupano già da ora nel mondo del lavoro (entro 10 anni rappresenteranno il 75% della forza lavoro mondiale), per i loro valori e la voglia di innovare (il loro desiderio è creare un impatto sociale ed ambientale positivo e per questo vengono chiamati «The Purpose Generation»), per gli strumenti tecnologici che hanno a disposizione e che utilizzano con dimestichezza.
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