17 agosto 2025
Aggiornato 16:00
Indiscrezione del Wall Street Journal

Apple vuole lasciare Google Maps

Prima di sconfiggere il nemico bisogna essere certi di non dipendere da lui. E' il ragionamento che ha portato Apple a sviluppare un sistema di mappe internamente, per abbandonare Google Maps e prendere le distanze dal motore di ricerca

NEW YORK - Prima di sconfiggere il nemico bisogna essere certi di non dipendere da lui. E' il ragionamento che ha portato Apple a sviluppare un sistema di mappe internamente, per abbandonare Google Maps e prendere le distanze dal motore di ricerca. Il servizio, come spiega il Wall Street Journal, sarà attivo entro fine anno e, forse, sarà presentato la settimana prossima in occasione del Worldwide Developers Conference, il tradizionale appuntamento di San Francisco con il mondo degli sviluppatori.

Nel 2007, al lancio del primo iPhone, Apple e Google erano stretti alleati. Al punto che Eric Schmidt, allora amministratore delegato del colosso di internet, aveva un posto nel consiglio di amministrazione di Apple. La separazione tra i due colossi è iniziata quando Google ha lanciato il sistema operativo Android, diventando un concorrente diretto dell'iPhone. Schmidt ha lasciato il board di Apple nel 2009 e i manager di Cupertino, primo tra tutti Steve Jobs, hanno iniziato a criticare sempre più pesantemente il sistema operativo di Google. Apple covava la decisione di lasciare il sistema di mappe di Google da molto tempo. Per formare un know how proprio e diventare più indipendente ha infatti portato a termine negli ultimi anni una serie di acquisizioni. Nel 2009 ha comprato la società di mapping Placebase e nel 2010 Poly9. Due anni dopo ha acquisito infine C3, azienda svedese specializzata in mappe 3D.

Una questione di soldi - Tra i motivi che hanno portato Apple ad abbandonare Google Maps, come era prevedibile, c'è anche una questione di soldi. Apple, come spiega il quotidiano newyorkese, vuole appropriarsi degli introiti generati dalla pubblicità geolocalizzata, ovvero l'advertising che si basa sulla posizione dell'utente, rilevata attraverso il sensore GPS dello smartphone, per mettere in evidenza offerte commerciali. Il business è infatti sempre più redditizio. Secondo Opus Research, la pubblicità geolocalizzata vale circa un quarto dei 2,5 miliardi di dollari spesi per l'advertising su smartphone. Un bottino troppo ricco per lasciarlo nelle mani dei concorrenti.