19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Sonda marziana russa Phobos Grunt

Un errore di programmazione dietro il fallimento della sonda marziana

Secondo il quotidiano «Kommersant», gli esperti coordinati dal presidente della corporazione statale Rostechnologii Yuri Koptev hanno convenuto che questa è la versione più probabile e che comunque non vi è motivo di pensare ad un "effetto esterno sulla stazione" spaziale

MOSCA - Non è stata né una tempesta magnetica né l'interferenza di un radar Usa a far fallire la sonda marziana russa Phobos Grunt: il veicolo spaziale non è mai uscito dall'orbita terrestre a causa di un errore nella programmazione del volo, sostiene la commissione intergovernativa creata ad hoc per indagare sul breve destino della missione interplanetaria russa. Secondo il quotidiano Kommersant, gli esperti coordinati dal presidente della corporazione statale Rostechnologii Yuri Koptev hanno convenuto che questa è la versione più probabile e che comunque non vi è motivo di pensare ad un «effetto esterno sulla stazione» spaziale. Anche Moskovsky Komsomolets riporta simili notizie, sottolineando anche «l'irresponsabilità, da barzelletta, di alcuni responsabili del progetto».

La commissione ha preso in considerazione diverse versioni, tuttavia in gran parte queste sono state riconosciute inconsistenti, come, ad esempio, la versione con i radar del poligono Reagan sull'atollo Kwajalein, dopo le prove di simulazione con apparecchiatura analoga», ha spiegato una fonte al Kommersant. Il rapporto della commissione è stato consegnato ieri sera e le indiscrezioni sembrano cancellare anche la versione circolata la settimana scorsa, secondo cui una tempesta magnetica di eccezionali dimensioni, scatenata dall'attività solare, avrebbe modificato la traiettoria del razzo vettore che doveva portare il veicolo spaziale russo sulla traiettoria verso il pianeta rosso.
La sonda russa Phobos-Grunt, lanciata all'inizio di novembre verso l'omonima luna marziana, è rimasta in orbita terrestre a causa di un malfunzionamento dei motori del razzo vettore. Alcuni frammenti dell'enorme veicolo spaziale sono precipitati il 15 gennaio scorso nell'Oceano Pacifico.