Coronavirus, Pechino riapre le porte agli stranieri (gradualmente)
E' un ulteriore segnale che la Cina dà al mondo, mentre altri grandi paesi sono impegnati in una lotta disperata contro il coronavirus. Xi Jinping: «Vogliamo un mondo interconnesso, aperto, verde»
Lì dove tutto è iniziato, la vita ha ripreso a scorrere prima che altrove e, ora, si ricomincia anche a riaprire le porte al resto del mondo. Ieri la Cina - entro le cui frontiere ha cominciato a inizio anno a diffondersi il virus COVID-19 - ha annunciato che allenterà le restrizioni di viaggio nel paese per gli stranieri da lunedì prossimo, dopo aver preso atto che la diffusione del virus COVID-19 d'importazione è sotto controllo.
Ieri in Cina sono stati registrati 10 casi importati e nessun caso locale, con nessun morto. Attualmente sono 168 i casi «attivi» e 6.864 persone sono sotto monitoraggio perché entrati in contatto con questi.
Gli stranieri in possesso di visti validi - in Cina ci sono circa 10mila italiani iscritti all'AIRE - potranno entrare nel paese per lavoro, per questioni personali o per riunioni familiari senza richiedere nuovi visti, secondo un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri. Se tali visti sono scaduti dopo il 28 marzo, potranno richiederne di nuovi presso le ambasciate e consolati, fermo restando che le motivazioni del visto devono restare uguali. In ogni caso, all'arrivo in Cina dovranno fare la quarantena.
Restano tuttavia in vigore - spiega ancora il comunicato - le altre restrizioni che sono state introdotte con l'esplosione della pandemia.
E' un ulteriore segnale che la Cina dà al mondo, mentre altri grandi paesi sono impegnati in una lotta disperata contro il coronavirus e i suoi effetti. Gli Stati uniti, l'India, il Brasile, la Gran Bretagna, la Francia si trovano ancora nel mezzo del guado. La Cina no, capitalizza il fatto di essere stata la prima a dover affrontare l'epidemia e oggi può vantare una ripresa della crescita del prodotto interno lordo, sul fronte economico, oltre che un ruolo di capofila di quell'ondata di riaperture che dovrebbe caratterizzare il ritorno alla normalità.
D'altronde l'ha spiegato il presidente Xi Jinping parlando, in video, all'Assemblea generale delle Nazioni unite. Non è con la chiusura, ha spiegato Xi, che si combatte la pandemia e la crisi conseguente. «Il COVID-19 ci ricorda che viviamo in un villaggio globale interconnesso di cui condividiamo le sorti», ha spiegato il presidente cinese. «Questo è il motivo per il quale dovremmo abbracciare la visione di una comunità con un futuro condiviso in cui siamo tutti legati l'un l'altro», ha continuato, ribadendo però che il rispetto dei diversi modelli adottati dai paesi deve essere solido.
«Il mondo - ha proseguito Xi - non dovrà mai più tornare all'isolamento e nessuno potrà tagliare i rapporti tra i paesi». Apertura e inclusività dovranno essere le parole d'ordine, per il presidente cinese, volte a costruire un'economia mondiale aperta, una governance multilaterale del commercio globale incentrata sulle regole dell'Organizzazione mondiale per i commercio (Omc). No quindi al protezionismo, no all'unilateralismo di stampo trumpiano. Sì, invece, alla transizione verde, all'ambiente.
Tutto questo, però, si basa su una scommessa doppia. Da un lato, il superamento in tempi rapidi della pandemia COVID-19 attraverso il vaccino - e Pechino ne sta sperimentando uno con tempi molto spediti - mentre dall'altro il superamento nell'altra grande potenza economica mondiale dell'era trumpiana. In questo senso, gli ultimi mesi del 2020 saranno cruciali.
(con fonte Askanews)
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